Immaginate uno di quegli show per bambini pieni di pupazzi e colori, non so, tipo i Teletubbies. Aggiungetegli un fiume di coriandoli arancioni, verdi, gialli e rossi. Stelle filanti. LSD. Luci stroboscopiche. Raggi laser. Alieni. Soli giganti e dinosauri. Dinosauri alieni e bolle di sapone così grosse da contenere una persona. Mettete il tutto nelle mani del visionario Michel Gondry. Ecco: questo è un concerto dei Flaming Lips.

Ma partiamo dall'inizio.

I Verdena ormai sono una garanzia. Li ho visti innumerevoli volte e, sinceramente, dopo 3 pezzi dell'ultimo album, sparati uno via quell'altro, non vedo l'ora scendano dal palco. Invece parte una Don Calisto con volumi pazzeschi e mi fiondo a pogare come un teenager da strapazzo. E rimango lì davanti, nella ressa, finche non finiscono. Bravi... Come sempre.

Mentre sul palco preparano gli strumenti per i Lips, faccio un salto a veder le magliette e chi ti trovo? Si, lui. Proprio lui! Il mitico Bartleboom, risorto dalle sue stesse ceneri più forte e più bello che mai.

Parliamo un po'del mitico DeBaser, degli utenti più cool del momento e di quelli più fan-cool, spariamo qualche cazzata, qualche battuta, poi mi confessa di essere il Dredd di Gallarate e mi fa sapere che la legge è tornata in città. Gran cucciolone il Bartle, davvero una bella persona (in realtà ci siam conosciuti proprio quella sera).

I Flaming Lips salgono, mi congedo da Bartle (che non ha più il fisico per stare tra le prime file, ndr.), e mi trovo un posto sulla sinistra dello stage, chiedendomi cosa possa mai essere quel cannone tutto colorato che ho, praticamente, puntato in faccia.

Attaccano con quel capolavoro assurdo di Race For The Prize e al primo ritornello scopro l'utilità del cannone di cui sopra. Un getto di fumo e coriandoli mi investe in pieno. Palloncini multicolore vengono gonfiati e lanciati sul pubblico. Wayne Coyne ha una chitarra con dei chiodi sulla paletta per scoppiare in volo i palloncini. Sul palco ballano giovani ballerine vestite da simil-marinarette. Inutile dire che me le farei tutte. Due pupazzi giganti, un sole e uno pseudo-dinosauro, si muovono a tempo in un'orgia affollatissima di gente e colori.

Con The Yeah Yeah Yeah Song il delirio aumenta, sullo sfondo sono proiettati filmati in loop ultrapsichedelici e un po'rimpiango di non aver fumato dell'erba, ma, in fondo, i Lips sono una droga allucinogena naturale. Chiudono la canzone con una scia noise e Wayne si immerge in una sfera trasparente piena d'aria. Inizia a fare surf sulle nostre teste. Purtroppo la Coyne-Ball non arriva dalla mia parte, e vabbè.

Si alternano momenti di intimismo, rafforzati dalla telecamera montata sul microfono del frontman, che proietta il suo viso sfatto e sudato sullo sfondo, a momenti di puro trip psichedelico, sempre enfatizzati da filmati ripetitivi e lisergici.

Ad un certo punto, Wayne sfodera due manone da colosso che sparano laser verdi, rossi e blu. Sembra di stare in un film di Gondry. Ogni cosa è clamorosamente surreale. Mi guardo attorno... tutti sorridono. I Flaming Lips tirano fuori il bambino che hai dentro. Pare una cazzata, ma con qualche effetto speciale e dell'ottima musica ti perdi. Torni un fanciullo. Stai bene, in un mondo che hanno appena inventato apposta per te.

La chiusura spetta a Do You Realize. Tutti cantano all'unisono. Do You Realize è il pezzo che mi ha fatto scoprire questa fantastica band. Sono emozionatissimo e mi sgolo:" Duuuu yuuuuu rialaisssss det yu ev de most biuuuuuutiful feeeeisssss". Coriandoli e stelle filanti ci investono nuovamente. È il momento più esagerato del concerto... Non si capisce più nulla. È la fiera della follia.

Fare una foto con Wayne è impossibile. Trombarsi una delle ballerine anche di più. Quindi compro una maglietta e ce ne andiamo.

Flashback. In un momento di pausa si sente urlare:"I' m here from North Carolina" e Wayne Coyne:" You are in the fuckin'right place, man".

Già, il posto giusto...

CHE SPETTACOLO!

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