I Flaming Lips degli anni 80 erano un gruppo che con la più totale naturalezza, forse dovuta al loro perenne stato lisergico, riusciva a far collidere sonorità assolutamente contrastanti, creando così un fragile collage musicale, perennemente sul punto di collassare su se stesso. Un po' come fragile è la psiche sotto l'effetto di un acido.

Oh My Gawd! è una delle poche perle psichedeliche del suo decennio, come si può intuire dalla copertina.
L'album è come un immaginario luna park, dove Coyne & soci si divertono a regalare lecca-lecca con un retrogusto acido a tutti i bambini che vi entrano. Nel luna park ci si muove su un enorme ottovolante, che si impenna ad altezze vertiginose, per poi ridiscendere bruscamente lasciandoci quasi senza fiato.
Questo è l'andamento del disco, il quale alterna fragili ballate chitarristiche attraversate da venature psichedeliche (Can't Exist, Thanks To You), dove sembra di veder passeggiare Syd Barrett col suo lollypop, a momenti più oscuri e sofferti (le acidissime The Ceiling is Bending e Maximum Dream for Evil Knievel) dove Wayne Coyne ci conduce nella sua casa degli orrori per spaventarci un po'. E di spaventi se ne prendono molti sentendo la lunga One Million Billionth of a Millisecond on a Sunday Morning, col suo alternare quieti fraseggi di piano e chitarra a feroci assalti sonici.
Nei momenti più allegri l'andamento è quasi clownesco e troviamo ritmi rockabilly contrapposti a intro strumentali Pink Floydiane (Prescription: Love) oppure canzoni dal piglio punk (Can't Stop the Spring) dove fanno capolino gli elefanti di Fantasia.

Purtroppo dagli inizi del nuovo decennio i Lips migreranno verso più rassicuranti territori pop, perdendo quella peculiare (e inquietante) capacità di fondere l'immaginario bubblegum della pop culture americana e la cultura dell'acido degli anni 60. Ma basta guardare la faccia sogghignante del Wayne Coyne di adesso per rendersi conto che il nostro giro al luna park è terminato, mentre lui non sembra avere così tanta voglia di uscirne.

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