Ma quel momento non arrivò mai”.

Perché certe cose nella vita, prima che sia troppo tardi, non si fanno anche avendone la possibilità e quasi la necessità?

Io, ad esempio, non avevo fino ad oggi recensito questo album, sebbene sia stato quello dei Flaming Lips che per primo ho vissuto “in tempo reale”, nel senso che lo acquistai quando uscì sul mercato, e pure andai ad ascoltarlo dal vivo, al fu-Velvet di Rimini, nel lontano 2003.

Insomma, a conti fatti, lo ho amato, ma non ho mai dichiarato il mio amore in pubblico, almeno non qui.

Cosa ricordo di quel periodo, ora che, steso sul divano di casa, ho deciso di (ri)ascoltarlo in cuffia?

Ecco, ricordo che spesso, in quei lontani giorni, mi mettevo nella stessa posizione, un "robot rosa" (dopo lo ho capito) steso sullo stesso divano, che si rilassa dopo una intensa giornata di lavoro ascoltando una musica così diversa, era evidente, dall’album precedente.

Via quelle canzoni orchestrali e al miele psichedelico che mi avevano fatto innamorare di The Soft Bulletin, primo album acquistato dei Lips.

Al loro posto suoni sintetici e pulsazioni digitali, canzoni piuttosto fredde, cantabili (soprattutto Yoshimi battles.. Pt.1), orecchiabili ma non coinvolgenti emotivamente, in cui però, negli intermezzi e fra le pieghe interne e fra una canzone e l’altra trovavano posto, a guisa di intermezzi musicali o sigle di chiusura di piccoli film dal sapore esistenzialista, dei piccoli quadri strumentali dal fascino particolare.

Eccola la, mi dicevo, la malinconia dei robot rosa, fra qualche anno.

Canzoni come “One More Robot/Sympathy 3000...”, “In the Morning of the Magicians”, "Ego Tripping at the Gates of Hell".

E il suono della luce del sole che pulsa regolare in coda a “It’s summertime” illuminava la stanza mentre osservavo il soffitto, prima di quell’invito ad abbracciare felici quel tristissimo destino che unisce tutta l’umanità che è “Do You Realize”.

Eccola la malinconia dei robot rosa, tutto perché non riusciamo a renderci conto che esiste solo il presente..

E intanto immaginavo, ed ero li, e non ero li, ed intanto andavo avanti e indietro nel tempo, inesorabilmente.

E cosi, ora che le note di “All We Have Is Now” (forse la mia canzone preferita dell'album) si dissolvono nell’aria, aspetto, dopo averci parlato, imitando il protagonista della canzone, di scrollarmi di dosso questo robot rosa che mi somiglia tanto (avrà più o meno una ventina d'anni più di me), quindi, quando ancora si stanno dissolvendo nell'aria le note rarefatte di "Approching Pavonis Mons by Ballon", tolgo le cuffie e vado a letto.

Forse sarà stata solo la mia immaginazione, comunque domani mi aspetta un’altra giornata di duro lavoro, non prima di aver portato mia figlia a scuola..

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