Probabilmente poteva suonare anche l’ultima e infima garage band del pianeta e la serata sarebbe decollata lo stesso, ma certo con i Fleshtones tutto è stato perfetto.
Il fatto è che la serata alla Loggia del Leopardo a Vogogna (VB) era per festeggiare i vent’anni di attività dell’associazione Perché No? (organizzatrice di centinaia di concerti in zona) e quindi la voglia di divertirsi dei centocinquanta partecipanti circa era già un buon viatico per la serata “perfetta”.
Se poi ci mettete il carico di una rodata, storica, fondamentale macchina per il divertimento come i Fleshtones, in giro da New York “solo” dal 1976, potete immaginare il resto.
Si parte con un giretto tra le memorabilia di foto, video, fanzine, dischi sparse nel locale a ricordare i vent’anni di PN? e poi il via alle danze che hanno visto due band aprire i giochi.
Prima i rodatissimi Midnight Kings con membri di band come Thee STP, The Preachers e Thee Stolen Cars, per un godibilissimo concentrato di R’n’R e R&B conosciuto ormai nei più (ir)rispettabili locali d’Italiae poi i meno ficcanti New York Kleps, combo francese un po’ scontati nel loro classico garage R’n’R con influenze blues.
E poi un pezzo di storia della nostra musica preferita sale sul palco. Un vero critico, quelli che stanno al bancone del bar a vedere il concerto, avrebbe scritto che i Fleshtones sono invecchiati e solo la loro memorabile capacità di coinvolgere il pubblico li ha salvati da un’esibizione confusa e non certo da ricordare.
Io non ero al bancone del bar; da li son solo passato più volte ed il concerto l’ho visto nel posto migliore: in prima fila a ballare. Quindi niente elenco della scaletta segnata a biro sul bloc-notes o sull’iPhone per i critici più “fighi” (o meglio: io ho il foglio della loro scaletta a casa) e comunque menarvela sui pezzi fatti o meno cosa cambia?
Vi basti che:
- al primo brano mr. Peter Zaremba era in mezzo al pubblico ad aizzare la partecipazione con i suoi occhi imbevuti di alcol;
- dal primo pezzo il ballo esagitato dei giovinastri presenti (e dei diversamente giovinastri) è stato subito incendiario;
- mr. Peter Zaremba è stramazzato al suolo per una trentina di secondi, sempre zona “parterre”, con la band che ha continuato imperterrita a suonare e con un pubblico, invece, poco convinto che fosse solo una scenata (e l’occhio nero di fine serata indica la risposta);
- il chitarrista Keith Streng si è lanciato in apprezzabili salti da sedie varie;
- la tinta color nero corvino dei capelli del batterista Bill Milhizer mi rimarrà scolpita nella memoria;
- il finale è stato con mr. Peter Zaremba in piedi sul bancone del bar a cantare e a darci dentro di armonica (probabilmente anche per infastidire il critico vero nel caso, dubito, fosse appoggiato allo stesso bancone);
- a fine serata nel locale girava gente sudata, felice e con sorrisi beati che neanche la migliore gangja.
- avevo visto i Fleshtones nei ’90 al Tunnel di Milano, loro avevano suonato sicuramente meglio ma con un pubblico di “morti” la serata non era stata memorabile (qui il contrario).
Morale della favola: il posto da dove guardare un concerto è tutto. Una serata perfetta. SUPER ROCK !

DjKremlino

PS
è la mia prima (se me la pubblicano) recensione su DeBaser e si, ho ecceduto dalle 1800 battute standard… non lo rifarò mai più…

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