Il colore nero della musica, di quest'arte così meravigliosa ma a volte oscura e impenetrabile. La paura, le leggende e i paesaggi di un mondo perduto sono le basi dell'impenetrabilità che Cushman e Csicsely delineano nel loro diario epico intitolato "Lore".
L'opera in questione è il secondo platter pubblicato dal duo con il monicker The Flight Of Sleipnir: la concezione del black metal che fa sesso con la misticità e le nebbie delle tradizioni nordiche, partorendo uno stoner/doom dai richiami lancinanti e sofferti. Le voci dei due che si scambiano la scena più e più volte, i richiami acustici, la fragranza della polvere, l'antichità, la potenza. Definire e rinchiudere all'interno di un singolo genere "Lore" è qualcosa di assolutamente difficile e ne sminuirebbe la portata.
I rimandi a diversi maestri sono molteplici ma i due musicisti si guardano bene dall'emularli senza elaborare una loro via: "Legends" è un biglietto da visita fenomenale, un pertugio per l'inferno. Ossuta, si libera con disinvoltura dalle reminescenze dello sferzante black metal degli Acheronian Dirge per avventurarsi in un mondo perduto che ci riporta in mente i lamenti eroici del Quorthon di "Twilight of the gods". Il passato si affaccia con rinnovata forza su un futuro non ben delineato, in cui incombono le ombre mefistofeliche di "Of words and ravens", zuppa di sabbia del deserto e psychedelic rock "da cantina" dove trova spazio anche il suono potente della chitarra elettrica, con il compito di attenuare il candore di quella acustica.
Ascoltando questo cd, ma in maniera minore anche negli altri due degli Sleipnir, si ha la sensazione che per Cushman e Csicsely ciò che conti più di tutto sia l'atmosfera generale che ogni singolo brano riesce a sprigionare. Tutti i pezzi di "Lore" hanno una loro precisa caratterizzazione che li indirizza verso un binario ben delineato: a volte si materializzano i fantasmi della notte periferica americana, altre volte appare il cielo stellato delle sconfinate distese scandinave, come accade per "Fenrisulfr", poema norreno trasportato in musica prima sulle note folgoranti di un black feroce e poi stemperato in una preghiera delicata quanto apocalittica. Eppure c'è ancora tempo per il perfetto lamento acustico di "Black swans" e per un altro racconto da "prateria e focolare" come "Let us drink till we die", brano proveniente da un altro tempo, un'epoca dimenticata che la band riesce a rievocare in maniera sublime.
"Lore" è tutto questo: un insieme di black, doom, fuoco, fantasmi e visioni. Un'unione che non può essere scissa, ma che va presa in blocco, perchè ogni influenza serve a sottolinearne un'altra. Un'opera in cui le mattatrici sono le chitarre elettriche e acustiche che si contengono la scena: il loro lavoro complementare è il tema musicale portante di "Lore". Un'album che si regge sull'originalità ma anche su una sensazione di effimero, la grande presenza del nulla. Un gioiello nato nelle freddi notti statunitensi e dimenticato da qualche antico Dio nella neve delle lande scandinave. Bisogna scavare, bisogna cercarlo...
1. "Legends" (7:25)
2. "Of Words And Ravens" (5:09)
3. "Asgardreid" (2:29)
4. "Fenrisulfr" (7:08)
5. "The End Begun" (4:52)
6. "Black Swans" (3:39)
7. "No Man Will Spare Another" (5:51)
8. "Winter Nocturne" (1:59)
9. "Let Us Drink Till We Die" (4:18)
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