Aprendo a caso il ricettario delle lucertole volanti, ecco quel che ho trovato alla voce ingredienti: un terzo qualcosa, un terzo qualcos'altro, un terzo qualcos'altro ancora. Interessante mi son detto.

E allora ho aperto di nuovo: così, al posto di qualcosa e qualcos'altro, son arrivati questo e quello, sostituiti poi da un chissà cosa alla pagina immediatamente successiva. Proseguendo nel giochino/esperimento, ho poi constatato che gli ingredienti continuavano ad essere sempre diversi.

Insomma un poutpourri, un patchwork, un di tutto un po'. Senza contare che, restando nella metafora cuciniera, quel che le lucertole mischiano sembrerebbe, diciamo, quantomeno incompatibile: salame e nutella, fate conto, oppure latte e maionese. E invece no, la loro scienza dell'inaspettato, pur stroppiando sempre, riesce, chissà come, a non stroppiare mai.

Ma ora, così, tanto perché voi sappiate di che morte vi tocca morire, eccovi qualche coordinata generale. Prendete “Another green world” e, al fine di scompaginare lo scompaginabile, pensate al vento. Poi, il vecchio Brian Eno, immaginatelo scompaginato anche lui, da cosa non saprei. Alla fine della fiera, sommando scompaginamento a scompaginamento, otterrete qualcosa di simile a questo “Quarto muro”,

E ora, dopo le coordinate generali, ecco un'agile elencazione di tutto quello che ho riconosciuto: scheletrici ritmi bianchi, suoni che arrivano senza chiedere permesso, marcette mezzo sciocche e mezzo psicotiche, ballabili da cartone animato futurista, improvvise malinconie, interludi di celestiale e implacabile ambient (come Eno meglio di Eno).

Il tutto speziato da una vocina da streghetta wave e da abbondanti manciate di rumoristica bambina. Quali poi, di detta rumoristica, siano gli elementi (e i sotto elementi) è un problema piuttosto arduo. Io ho riconosciuto bollitori fischianti, stantuffi, carillon e macinini da caffè. Voi probabilmente riconoscerete altro.

Il deus ex machina, il lucertolone, l'alchimista, il magician del progetto è un testa d'uovo dal curriculum lungo un chilometro: corsi e ricorsi di pop deviato, master in taglia e ritaglia, convegni di giocoleria musicale e chi più ne ha più e metta.

Forse, alla fine, il risultato è un po' troppo so intellectual, so cool, so ce l'ho solo io, come a dire “questa è musica, mica i vostri chitarroni. Ma va bene così e, a essere sinceri, io ne vado pazzo, perché di genio ce n'è abbastanza, di divertimento pure, di malinconia, qua e la, anche. Insomma: un disco della madonna.

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