Il merito è del boss. Prima di cantare "The 59 Sound" insieme ai Gaslight Anthem (è il 29 giugno 2009, è Hyde Park) il gruppo di Brian Fallon, tatuassimo leader della band del New Jersey, era solo un gruppo punk n roll semisconosciuto con all'attivo due album ben accolti dalla critica (l'acerbo "Sink or Swim" e il più centrato "The 59 Sound") che nelle loro liriche citavano a mani basse tutto il canzoniere americano (in High Lonesome vi era adirittura un intero ritornello preso in prestito da Round Here dei Counting Crows e Meet Me By The River Edge citava nella stessa strofa No Surrender e Bobby Jean);la prima volta che l ho sentito sono caduto dalla sedia. "No, e' troppo" ho digrignato mentre imparavo a memoria le canzoni facendomi prendere dalle melodie a rapida presa.
Dal vivo il gruppo si guadagnava la pagnotta suonando con la furia necessaria le sue canzoni urgenti zeppe di operai, sogni infranti, ossa rotte, amanti tradite e traditrici e amori distratti. Brian Fallon, voce roca ed espressiva al punto giusto ma non certo educata, ovviava alle stonature con l'atteggiamento bluecollar e l'onestà sul cappello. Anche il resto del gruppo, con l'esclusione del batterista mitragliatore Ben Horovit, non brillava certo per le sue virtu' musicali. Ma le canzoni si facevano cantare e spesso invitavano ad alzare il pugno, con forti dolori per chi come me ha la spalla lussata.
Forti dell'hype provocato dal Boss (a cui comunque ammettono di ispirarsi) i Gaslight Anthem nel 2010 pubblicano il loro terzo lavoro, "American Slang", come il precedente prodotto da Ted Hutt, dietro la consolle anche per Jesse Malin e i Lucero.
Rispetto al "The 59 Sound" il suono è piu vario e le liriche si fanno piu personali e intense. I temi sono i soliti ma c'e' più introspezione e meno citazione.
La furia degli esordi lascia spazio ad un rock piu adulto, con toni piu morbidi ma non per questo leggeri. Tom Petty e Springsteen, con poche eccezioni, rimangono dentro la testa ma non compaiono nelle parole.
La title track è una chiamata alle armi dall'incedere secco e perentorio. Fallon parla di padri morti e possibilità sprecate e il resto del gruppo pesta da par suo.
Le difficoltà dell amore compaiono in Bring it On, dichiarazione avvelenata ad una ragazza alla quale si chiedono indietro "the fevers that just won't break and the children you don't wanna raise" mentre lo shuffle di The Diamond Church Street Choir ci riporta al boss anno di grazia 1973. Brian urla come un cosacco e dimostra di aver preso lezioni di canto (ma la voglio sentire dal vivo, dude). Il ritornello è cosi catchy che metterebbe di buon umore anche un camionista a cui hanno rubato il calendario di Playboy. Orphans si ispira all'omino del New Jersey e Fallon non ha paura di ammetterlo nelle liriche dove cita le fontane in cui ha bevuto il sangue del suo eroe. Alla collezione si aggiungono Boxer, dall'incipit Hip Hop subito spazzato via da un bel riff fischiettabile e Old Haunts e Spirit of Jazz che se non aggiungono molto per lo meno si mantengono ad un livello alto.
Chiude la rassegna We Did it When We Were Young, un ballatone fenomenale a due voci che fa impallidire Here's Looking at you, Kid del disco precedente e metà delle canzoni uscite nello scorso biennio. Un pezzo cosi intenso che ogni volta che finisce devo bere un bicchiere d acqua.
In definita un disco che esalta i pregi dei lavori precedenti ed ne elimina i difetti. I capolavori sono altri ma se cercate un disco bello dalla prima canzone all'ultima potete dare una chance ad "American Slang".
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