Bambini in acido.
Ecco la prima immagine che viene in mente.
Il northern soul incontra l'hip hop e per uscire si mettono una coperta indie.
Ecco la seconda immagine.
C'è una canzone topica, anzi un momento topico preciso che illustra tutto ciò: quando nel secondo pezzo "Ladyflash" senza nemmeno accorgercene si passa dalle spensierate melodie sixties soul a una sorta di hip hop gioioso e solare. Il tutto senza colpo ferire, senza contraccolpi, con una naturalezza ineccepibile.
Il sound dell'album è una delle gioie dell'ascolto: insieme retro e futurista, nostalgico e post-moderno, cita smaccatamente gli anni sessanta, ti cala in quell'atmosfera ma nello stesso tempo la ammanta di uno sguardo moderno. Come un bel film in bianco e nero girato oggi: insieme omaggio al passato e sguardo moderno.
Che operazione delicata, consapevole e equilibrata è stata compiuta qui!
Tutti i pezzi del mosaico si incastrano perfettamente, si capisce che il disco non è frutto di improvvisazioni ma di un meticoloso lavoro di recupero di sonorità del passato e di scavo in quelle del presente. È un collage di suoni sovrapposti: un disco anni '60,'70,'80,'90 e 2000!
Eppure tutto lo studio che c'è dietro e che pur si sente non intacca per nulla l'immediatezza dell'opera e questo "Thunder, Lightning, Strike" rimane, a scanso di equivoci, un lavoro solare, divertente, divertito, allegro fuor di misura, danzereccio. Insomma un inno alla gioia.
E nemmeno è un inno alla gioia inquietante e palloso come un disco dei Polyphonic Spree. Macchè! è proprio un inno di forza e vitalità come solo può venire dalla spontaneità innocente dei bambini.
L'abilità compositiva è evidente soprattutto dal fatto che in fondo, a ben sentire, si tratta di opera costruita su canzoni strumentali. Diversi pezzi lo sono interamente, gli altri, anche quelli cantati, non si basano sulle melodie nella costruzione ma sugli arrangiamenti e i ritmi.
Il risultato è godibilissimo e si lascia suonare spesso e volentieri. Roba che fa bene al cuore e allo spirito, che rinfranca e regala luce nelle giornate buie.
Inutile analizzare le canzoni singolarmente, qui è il muro del suono, il Wall of Sound che conta e quello è stato costruito benissimo.
Un'opera originale. Ancora se ne fanno nel nuovo millennio. È confortante.
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