Non mi ricordo quale era il suo nome, eppure é stato importante incontrarlo. Era l'unica persona con la quale potevo condividere le mie nuove scoperte musicali, situate al centro delle musiche di confine. Insieme andammo a Mestre a vedere i Masada, credo fosse metá degli anni novanta e mi pareva che tutto ció che Zorn facesse era oro colato.
Un giorno, lui, mi regaló una musicassetta, questo lo ricordo bene, con registrato il primo omonimo dei The Golden Palominos. Che sballo, che folgorazione sentire quella follia di suoni e ritmi che rimanevano imprigionati nell'abitacolo dell´auto. E subito a mettere i folli esecutori di quel capolavoro sull´olimpo della musica: Anton Fier, John Zorn, Bill Laswell, Arto Lindsay e Fred Frith.
Poi le cose cambiano (un poco)...
E Anton Fier cosa combina, cambia tutto e invita gente rispettabilissima per integrare i nuovi The Golden Palominos e dar alla luce un pessimo album di un non troppo bizzarro pop rock. Un John Lydon in fase discendente e un Michael Stipe che da li a qualche anno sarebbe esploso con i R.E.M. (solo per citare i due piú famosi), per cantare delle noiose musiche di cui nessuno sentiva il bisogno. Per fortuna che lascia l'ultima canzone a Arto Lindsay, giusto per toglierci l´amaro in bocca.
Perché, mi chiedo, uno che ha suonato con i The Lounge Lizards, Pere Ubu e ha ideato un album geniale come il sopracitato esordio dei The Golden Palominos mi combina queste cose? Forse voleva scalare le classifiche? Ne dubito.
E allora forse, si é perso per strada come dimostrano i suoi noiosi album solisti (vedi Blind Light/Dreamspeed).
Non credo proprio che negli altri album dei Golden Palominos sia riuscito a fare di meglio. Io mi sono fermato a questo, e voi?
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