Questa è la mia prima recensione e volevo descrivere un album che non fosse già stato portato all'attenzione dei debaseriani. Ma credo anche profondamente che si debbano recensire esclusivamente dischi che ci piacciono e se possibile che amiamo, poiché si attraggono più persone trasmettendo le nostre emozioni piuttosto che screditando.
Devo ammettere che è stata un impresa piuttosto ardua, soddisfare soprattutto la prima condizione, perché in quanto a completezza nessun sito supera DeBaser.
La mia scelta (abbastanza forzata) è caduta su "Collector's Item" di Grace Slick & The Great Society.
Siamo nella San Francisco Bay Area, l'anno è il 1966, è di moda la sperimentazione degli effetti creati dalla commistione di musica e acidi (tra l'altro l'LSD è ancora legale), i cosiddetti "Acid Test" party, è l'inizio di tutto, non c'è ancora stato il "Big Bang" (il '67 intendo, con tutto ciò che ha comportato), in giro tutto profuma di novità; quando penso a questo periodo lo associo all'inizio dell'estate, un giugno frizzante che già ci fa pregustare il caldo e le emozioni dell'agosto a venire...
Ed è proprio in questa situazione storica che il disco si colloca, e credo che ne sia una delle migliori rappresentazioni... Si tratta di una raccolta di brani registrati dal vivo in varie serate in locali diversi di San Francisco. Musicalmente lo trovo illuminante perché raccoglie spunti ed idee che si ritroveranno nella musica successiva: è una specie di folk-rock, venato di blues, il tutto condito con forti tinte acide (suoni acuti, vibranti ed elettrici); ma ciò che veramente c'è di incredibile in questo disco è rappresentato dalla chitarra e dalla voce... E' veramente difficile descrivere a parole le emozioni che la musica provoca ma ci proverò lo stesso: il suono della chitarra è quanto di più acido si sia mai sentito, assolutamente ipnotico e ripetitivo, con dei fortissimi richiami orientali e temi musicali mai scontati; e la voce... beh, la voce... trattasi di Grace Slick (per chi non la conoscesse, è famosa come cantante dei Jefferson Airplane), secondo me la più grande, meravigliosa cantante che il rock ci abbia mai regalato, in un momento particolarmente prolifico della sua carriera artistica... e qui le mie abilità descrittive cedono... l'unica cosa che posso dire è ascoltatela e giudicate in seguito...
Il livello generale delle canzoni è piuttosto alto, significative soprattutto White Rabbit (estremamente dilatata con una stupenda introduzione strumentale di 4 minuti) e Somebody To Love (nella versione più bella mai uscita su disco) in quanto futuri cavalli di battaglia dei Jefferson Airplane. Un disco che non merita di rimanere nel dimenticatoio, sia perché testimonianza storica sia perché musicalmente interessante.
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