Grey Daturas sono un ortodosso rock-trio (Robert MacManus batteria, Bonnie Mercer chitarra, Robert Mayson basso), proveniente nientepopòdimenoché dall'antipodico continente australiano con fulcro esecutivo nei sobborghi di Melbourne, che di canonico invero non propugna alcunché.

Dopo aver esordito un lustro e passa fa (2002) con un omonimo lavoro [chiamato anche "Black Album"] indi aver realizzato una cospicua serie di opere di varia natura strutturale, ripartendo equamente le proprie fatiche tra CD-R split e EP vari, qualche mese fa si sono ripresentati alla attenzione degli estimatori del proprio particolare quanto ruvido guazzabuglio sonoro con la notevole quarta prova sulla lunga distanza, pubblicato in grazia a Neurot Recordings: "Return To Disruption".

"Scompiglio" pare effettivamente essere una adeguata sensazione per rappresentare ciò chè Lor Signori manifestano/ottengono all'interno dei sette grevi frammenti ivi inscenati: un experimental-noise(rock?) di impronta riservatamente strumentale, dal carattere amabilmente scorbutico e formalmente disallineato, tendente ad un oscuramente pigmentato cacofonicismo free-style; dei molteplici riferimenti citati dall'ensemble quelli effettivamente rintracciabili all'interno del proprio disarticolato et arrembante modulo espressivo paiono essere i seguenti: un pizzico di Sun Ra, una manciata  d'Albert Ayler, un cucchiaio di John Cage, cinquanta grammi di Throbbing Gristle, un mazzo di Sonic Youth, un mestolo di Black Flag, mezzo kilo di Neurosis, due spolverate di Birthday Party, Wolf Eyes à sazietà. In effetti trattasi di velate avvisaglie, subliminali riferimenti: il rovinoso e insalubre pantano nel quale amano sguazzare e cimentarsi presenta una molteplicità di coesi quanto malsani elementi strutturali non esattamente univocamente identificabili.

"Beyond And Into The Ultimate" inaugura le libagioni in maniera irsutamente risoluta: uno scellerato percorso fatto di instrumenti che brutalmente collidono fra loro in un lodevole tentativo di suono-abbarbicamento altrui: come se ciascuno organizzasse il proprio personale baccano ponendolo infine in generosa malversazione alle altre entità dell'impianto: direi mirabile, anzichènò. E che dire del disinibito catastrofismo ricolmo di sibili, lazzi, fischi e alienanti frequenze poste al seguito dei primi trenta secondi pleonasticamente pseudo-grind della tritacarni "Balance Of Convenience"?

Invero sarei un inqualificabile bifolco sé contestualmente non argomentassi sul fin troppo discontinuo evolversi delle tracc(i)e: non sempre la musico-tensione (la baluginante "Undisturbed", il purgatorio sotto spoglie di title-track) riesce a sorreggersi linearmente alta e parossisticamente costante: trattasi, in concreto, di tralasciabili venialità chè di fatto non scalfiscono il pervicace lavorìo generosamente profferto.

FateVi del male. Dategli un'assaggio*.

 

*Sé proprio non dovessero essere di Vostro gradimento ci sarebbe la Vera Apocalisse ché puote esser rintracciata in heavy rotation sù ogni dove.

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