Lo ammetto: è da pochi anni che mi sono avvicinato al magico mondo dei Gun Club e, se devo essere sincero, sono contento di aver scoperto una band così geniale e coinvolgente. Una band che, a livello sotterraneo, è riuscita ad influenzare il corso del rock americano (ma non solo) degli ultimi venticinque anni! John Spencer Blues Explosion e Oblivians pagano un pesante tributo nei confronti di Jeffrey Lee Pierce (cantante, chitarrista ed anima dei Gun Club) ed anche musicisti non sospetti come Melvins, Screaming Trees ed i nostrani Marlene Kuntz hanno, più volte, esternato il loro amore adolescenziale per la musica di questa ibrida ma geniale creatura post-punk.

I Gun Club nascono a Los Angeles nel 1980, per volere di Jeffrey Lee Pierce, lunatico geniaccio blues, amante della musica "black" e del pop di Blondie. Nella sua avventura si imbarcano personaggi piuttosto eccentrici come il chitarrista Ward Dotson, il bassista Rob Ritter ed il batterista Terry Graham. Musicisti legati dal comune amore per due generi che, in tempi diversi, hanno espresso dolore, sofferenza e disagio: il blues ed il punk rock.

Pierce, sfortunatamente  è deceduto nel lontano 1996 dopo anni di eccessi di tutti i tipi ma la sua opera con il Gun Club continua a vivere, nonostante la scarsa diffusione mediatica, nel cuore, nella mente e nelle note di migliaia di rockers sparsi per il mondo.

"Fire Of Love", prima opera della band di Los Angeles, si presenta quindi come uno scatenato e passionale album di puro blues-punk. Dimenticate il noioso e salottiero sound di gente come Eric Clapton o Steve Ray Vaughan, perchè qui stiamo parlando del blues americano più travolgente, quello del Delta, quel genere di blues viscerale, sincero e pieno di ossessioni, di spleen, di visioni e di tormenti esistenziali.

La punkeggiante "Sex Beat", la stravolta e straziante cover di "Preaching The Blues" a firma Robert Johnson, gli ululati sensuali presenti in "For The Love Of The Ivy" (sorta di perverso inno d'amore dedicato a Poison Ivy dei Cramps), l'animosità spettrale di "Black Train" ed autentiche ballate per novelli bluesman come "Promise Me" rendono questo "Fire of Love" una pietra miliare del rock alternativo anni '80. Non solo, quindi, un disco da ascoltare con passione ma anche una testimonianza di come di lì a poco il rock si sarebbe evoluto.

Molti, quando si parla di blues-punk, hanno l'abitudine di paragonare la proposta dei primi Gun Club a quella di bands come i Birthday Party. E' indubbio che tanto i Birthday Party quanto altri blues-punkster abbiano attinto dal medesimo repertorio culturale e musicale tanto caro a Pierce e soci ma ,a mio modesto avviso, la musica contenuta in "Fire of Love" si distingue per una minore violenza e per una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti tipici della tradizione nera. Certo, il punk e il rock 'n' roll giocano un ruolo fondamentale all'interno delle undici canzoni qui presenti, ma non sovrastano quasi mai le influenze "black" e non si spingono mai ai limiti del noise. Inoltre la voce del grande Jeffrey, poeta maledetto armato di cappello da cowboy e di chitarra elettrica, è ben differente da quella di un crooner baritonale come Nick Cave ed anzi si presenta più duttile e variegata.

Un disco che ci catapulta nell'america rurale, fatta di fantasmi, cowboy, whisky e donne ma con la mente proiettata nelle sonorità e nei fermenti culturali del "dopo punk". Un disco, per concludere, che si dimostra a dir poco affascinante e sempre attuale!

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