Siamo nel 2009 quando i The Heavy pubblicano il loro secondo album, "The House That Dirt Built", probabilmente il loro lavoro più famoso, grazie al singolone "How You Like Me Now?". Rispetto al disco precedente, questo è più tendente al funk e all' R&B e anche più rock, abbandonando le influenze hip-hop presente in qualche canzone di "Great vengeance and Furious Fire"; ma procediamo con ordine.

Questo disco l' ho praticamente venerato,dato che cel' ho sia in CD, che in vinile. All' interno del Cd c'è un' immagine che mi fa riflettere sul significato del titolo dell' album; si trovano infatti immagini di indiani d' America, il che, dato che il singer Kelvin Swaby è discendente di una delle prime famiglie indiane a trasferirsi in Gran Bretagna, mi fa pensare che il titolo dell' album si riferisca ai coloni che hanno cacciato e ucciso i pellirossa per costruire delle città. "The House That Dirt Built, appunto. Tuttavia non ho trovato riscontri della mia teoria su internet, quindi potrei aver detto una gran stupidaggine.

Tornando alla musica, dopo un' intro abbastanza inquietante di una manciata di secondi, in cui una voce dice "...Don't go in the house, because people that live there aren't people anymore; don't go in the house, but if you do, don't say we didn't warn you..." parte una scatenata "Oh No! Not You Again!!", pezzo breve ma esplosivo tendente al garage rock, che in realtà ha ben poco a che fare con il resto del platter; il testo, secondo quanto affermato da Swaby in un' intervista, parla dela suo rapporto con la marijuana. Dopodichè arriva "How You Like Me Now?"; sulle innumerevoli apparizioni televisive della canzone è stato ormai detto tutto, la canzone in sè ha un ritmo molto à la James Brown ed è probabilmente il capolavoro,e non esagero, della discografia dei The Heavy. A seguire c'è "Sixteen", altro singolo dell' album, bella canzone funky, c on anche un breve assolo di chitarra nel mezzo. La melodia principale è campionata da "I Put a Spell On You" di Screamin' Jay Hawkins. Il testo parla di quando Swaby, lavorando in alcuni locali come DJ, vedeva le ragazzine di sedici anni atteggiarsi come se avessero avuto trent' anni, e immaginava che fossero possedute dal diaovlo. "Short Change Hero", un altro celebre brano della loro discografia, dopo un' intro "western" parte con le chitarre acustiche, che poi si uniranno agli archi, che accompagnano la sempre fantastica voce di Swaby. "No Time", ultimo singolo, è uno dei miei pezzi preferiti, molto rockeggiante. Sugli stessi livelli "Long Way From Home", un po' più rallentata e tendente al blues. Dopo una buona, ma sottovalutata, "Cause for Alarm", troviamo "Love Like That", probabilmente l' anello debole del disco, che non convince per nulla. "What You Want Me To Do" invece è un rock lento e pesante dal ritornello che prende subito. Nel finale troviamo un' altra perla, "Stuck", stupenda ballata pianoforte-chitarra.

L' album è sicuramente il più vario e il più riuscito della band fino ad ora e dimostra come questi quattro ragazzi inglesi, sappiano fondere stili e generi diversi e soprattutto a rievocare i suoni del passato come pochissimi sanno fare sulla scena musicale odierna. Speriamo che continuino sempre a stupire noi fan.

Carico i commenti...  con calma