Forse troppo disponibili come turnisti, gli Heliocentrics hanno fino ad ora proposto delle uscite musicali in proprio che alle mie orecchie hanno saputo destabilizzare il baricentro di questo nuovo modo di fare jazz sperimentale. In questo EP del 2013 la formula applicata è la medesima dei precedenti LP, il chè non può che essere un bene.

Quatermass Sessions 1 si presenta come una raccolta di opere incompiute, brevi bozzetti musicali, in bilico tra consistenza ed inconsistenza, sfuggenti e misteriosi nel lasciare continuamente la vera evoluzione dei brani. Piccoli tasselli di un vago ed informe puzzle creano un flusso a portata costante che scorre veloce come durata, ma lento nell'assimilazione (nel caso questa avvenga). Come da regola, i demiurghi della situazione propongono un enigma stilistico non indifferente, dove la psichedelia fa da padrona e manovra una marionetta composta da jazz vintage, avanguardia, melodie etniche, fluttuante hip-hop astratto e funk ovattato.

La loro musica è il classico lenzuolo teso su cui si rimbalza per tutto un disco degli Heliocentrics: composizioni deframmentate al fulcro, funk dai filamenti esotici e suoni estremamente sfaccettati tengono per mano l'ascoltatore in questa giungla di distorsioni e percezioni sinusoidali amplificate. E' chiaramente una realtà alterata quella che viene dipinta dai loro brani: un mosaico in cui i colori pulsano e i suoni respirano. Gli elementi più disparati possono interagire, dando vita ad un disco che è un continuo frattale, ma queste jam non possono che giocarsela con gli interludi del loro più autorevole lavoro.

Un quarto d'ora circa, discretizzato in nove visionari e cosmici sketches, che purtroppo non possono che lasciare con l'acquolina in bocca. Lo inquadro come un ottimo mini-assaggio per chi nulla conosce di loro e sente dell'interesse, prima di addentrarsi nei più puri deliri musicali che sono stati capaci di rilasciare.

Intanto, ecco il loro capolavoro.

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