L'addio alla Ninja Tune non è stato troppo traumatico per i londinesi Herbaliser, che dopo più di un decennio di eccellente operato stanno proseguendo sui loro standard col passaggio su !K7 (altra label di grande spessore, che tra gli altri vanta in scuderia nomi come K&D, Ursula Rucker e Terranova). 

Personalmente li ho sempre ritenuti tra le cose migliori della gloriosa etichetta inglese (e si che la qualità generale è sempre stata a livelli altissimi), ma anche con questo sesto album, malgrado questa scelta (accolta con un po di diffidenza) il duo Wherry e Teeba ha ancora una volta fatto centro, introducendo una serie di novità sostanziose su un progetto di per se tutt'altro che semplice, contraddistintosi disco dopo disco, ep dopo ep, anno dopo anno, per una costante evoluzione e ricerca, frutto anche di un background musicale non indifferente da ambo le parti.

Spicca l'introduzione di un nuovo membro: la giovane Jessica Darling, dalla voce potente e vicina al nu-soul che apparirà in 5 brani, mentre in secondo luogo troviamo l'intenzione di dare maggior spazio al loro lato più "soft" ridimensionando un attimo la componente rap da sempre loro punto di forza. Ma il cambiamento più importante, e per certi versi anche inaspettato è il notevole incremento della strumentazione live, già sperimentata, anche se meno abbondantemente, svariate volte in passato (vedi il Session 1 o il recentissimo follow up) supportati da una mini orchestra (tra cui figura il quotato bassista Pino Palladino e la Easy Access Band, già più volte a lavoro con i due), che sarà costantemente presente, soprattutto in sezione fiati, lasciando in alcuni casi in secondo piano le partiture elettroniche. Oltre alla ovvia strumentazione hardware, beat elettronici e plug in facilmente rintracciabili nel marasma acustico, compaiono organi, sax, trombone, conga, basso elettrico, chitarra, piano, flauti, fisarmoniche, arpe e naturalmente l'immancabile rinforzo di turntablism.  

Il punto forte di "Same As it Never Was" (2008) come del resto suggerisce il nome stesso, oltre ad un cambiamento "relativo" è infatti proprio l'enorme varietà e le numerose idee di un progetto che si destreggia con maestria tra vecchio e nuovo, dove jazz, funk, fusion e rap si sposano con virtuosismi elettronici in pieno stile ninjatune (fortunatamente non del tutto abbandonato), ma senza per questo apparire pretenziosi o sconclusionati, e chi ha avuto modo di sentire le altre loro pubblicazioni noterà senz'altro che lo spirito degli Herbaliser rimane fondamentalmente il medesimo che animava capolavori del calibro di Blow Your Headphones. 

A cominciare dalla copertina è chiarissima la matrice funk, che si fa valere soprattutto sulle strumentali e sui pezzi cantati dalla Darling. Dal festival di sampling della titletrack (che strizza l'occhio al recente Mark Ronson style), al funk settantoso di "On Your Knees", dove si mettono in luce le qualità della vocalist e l'operato di Ollie Parfitt con il bel solo di moog finale, passando per la fusion di "The Next Spot" (che non sfigurerebbe come colonna sonora di qualche poliziesco 70's), il noir psichedelico di "Stranded On Earth" (autentica perla del disco che per certi versi ricorda The Hard Stuff, un altra delle loro innumerevoli gemme) e il rap spesso di "Just Won't Stop" col campione di James Brown, quest'ultimo omaggiato sul singolo "Can't Hep This Feeling", di cui segnalo la geniale b-side dell'ep a cura del grande beatboxer Beardyman!

Molto valide le strumentali "Blackwater Drive", "Amores Bongo" che con i suoi frenetici break a tratti latineggianti richiama i fasti della Incredible Bongo Band, e "Street Karma", un dub fumoso colmo di effetti particolari su un sofisticato tappeto sonoro con tanto di rhodes ad accompagnare il rappato della brava Jean Grae-What What che collabora nuovamente col duo. Occhio anche a "Game Set And Match", rap folkeggiante con il featuring di un eccelso More Of Les e una base pazzesca.

Forse non ai livelli delle uscite Ninja Tune, qualcuno potrà anche storcere il naso, ma di sicuro questo parziale "rinnovo" per nulla forzato si è rivelato vincente, come daltronde le stesse menti del disco, ovvero due grandi produttori che raramente hanno fallito in tutti questi anni. 4.5

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