Solo un personaggio come "Wino" Weinrich poteva partorire un disco del genere. Non perchè possiede delle doti artistiche al di fuori del comune, ma semplicemente perchè "Mother teacher destroyer" è un album che porta con se lo stile Weinrich, quello che tante altre piccole realtà hanno tentato di riprodurre.

Gli amanti del doom, ma più in generale del metal hanno imparato a disclocarlo da quell'ambito di "nicchia" che ha sempre avuto, riconoscendo in lui un musicista vero, di quelli old style di cui sempre di più se ne sente la mancanza. I suoi incubi fungoidi vanno e vengono in continuazione in diverse realtà: prima si è affermato come vocalist di una band di culto come i Saint Vitus, contemporaneamente prestava i propri servigi nei "The Obsessed", per non parlare poi dei suoi Spirit Caravan (con il gioiello "Jug fulla sun"), dei Place Of Skulls, della sua carriera solista e di altre collaborazioni e split. Anche i The Hidden Hand sono stati un suo progetto, iniziato nel 2003 con il debutto "Divine propaganda", poi seguito proprio da "Mother teacher destroyer".

Lo stile, il genere verso il quale Scott "Wino" Weinrich ha da sempre impostato la sua carriera è senza ombra di dubbio il doom: non certo il doom romantico di band come My Dying Bride o dei primi Anathema. Quello del cantante originario del Maryland è sempre stato un doom più orientato verso uno stoner rock dai tratti possenti, profondamente legato all'aria della provincia americana. Testi epici e non solo perfettamente adatti alla musica proposta, attitudine dei seventies perduti: un genere forse di nicchia ma reso assolutamente affascinante da un personaggio come Weinrich. Per questo trovarsi di fronte ad un suo lavoro è sempre un'esperienza interessante sotto diversi punti di vista: ancor di più se ciò che di trovi ad ascoltare è qualcosa che amplia i confini dell'artista. Infatti "Mother teacher destroyer" (2004) pur restando ancorato a quelli che sono i stilemi tipici di Weinrch, si fa notare anche per una ricercatezza psichedelica che in passato era rimasta sempre in sottofondo e mai era stata così calcata. Alla solita qualità quì si aggiunge anche la varietà e gli sprazzi melodici di canzoni come l'oscura "Black ribbon", la strumentale "Draco vibration" con i suoi richiami quasi space e il tiro generale della splendida "Coffin Lily". Bastano questi pezzi a mostrare tutta la capacità compositiva di una leggenda vivente del metal come "Wino" Weinrich. Inoltre non mancano i pezzi doom/heavy tanto cari al singer (quì anche chitarrista) come le cavalcate "Currents", "Travesty us usual" e "Half mast".

Qualità, atmosfera, sound "vintage": c'è tutto quello che serve per un album stile "salamella" (concedimelo Bartleboom). Per dire che cercando, scavando tra l'underground e quelli che vengono definiti generi di "nicchia" si trovano cose che aprono i culetti alla maggior parte delle uscite odierne. Lunga vita al "Wino".

1. "The Crossing" (4:34)
2. "Half Mast" (3:56)
3. "Desensitized" (6:30)
4. "Draco Vibration" (2:42)
5. "Black Ribbon" (3:40)
6. "Magdalene" (4:35)
7. "Currents" (5:25)
8. "Travesty Us Usual" (4:57)
9. "Coffin Lily" (3:30)
10. "Sons Of Kings" (4:42)
11. "The Deprogramming Of Tom Delay" (3:32)

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