Dovessi dire una canzone a rappresentare la scena svedese del garage revival anni '80, quella sarebbe «Down at the Nightclub» dei Creeps, non solo per il suo fascino sfrontato e arrogante ma in tanta parte anche per il finale, quel finale che te la scolpisce in modo indelebile nella memoria. E se ancora oggi chiedi «Ma tu te li ricordi i Creeps?», i pochi che ne conservano un seppur flebile ricordo ti rispondono certamente «Ma chi? Quelli di “Down at the Nightclub?”». Esatto, loro.
Ora, forse non tutti sanno che quel gran pezzo ha un predecessore, rimasto nell'oscurità assoluta, almeno fino a qualche anno fa.
Detto che prima che arrivassero i Nomads a fare casino e mettersi in bellissima mostra rendendo punk quello che in origine era puro e semplice suono garage e dato loro quel che a loro va dato, va detto pure a chiare lettere che il revival svedese duro e puro aveva un nome soltanto e il nome era Crimson Shadow.
Ecco, i Crimson Shadow, gruppo seminale, se mai ha un senso il termine “seminale”: i Crimson Shadow furono per la Svezia quello che i Missing Links furono per la scena australiana, l'origine di tutto.
Durarono nulla, gli Shadow, e dopo la fine di quella storia due di loro, il bassista Jens Lindberg e l'armonicista Henrik Orije, misero in piedi gli Highspeed V.
Se i Crimson Shadow durarono nulla, gli Highspeed V durarono meno di nulla. Però fecero in tempo a lasciare un segno e registrare qualche demo e brani sparsi, ma non trovarono nessuno intenzionato a distribuirli. Così si limitarono a calcare le assi tarlate di qualche locale di Stoccolma e poi decisero di finirla lì e di andare a sfogarsi con altre combriccole, Stomachmouths e Maharajas per dirne due che quanto meno ottennero una minima visibilità.
Tra quei brani cui gli Highspeed V riuscirono a dare forma ce ne stava uno, «Baby», lo straordinario predecessore di «Down at the Nightclub», appunto. Perché i Creeps, per il finale di «Down at the Nightclub», trassero ispirazione e forse qualcosa di più, da «Baby», non ci sono storie.
Ora «Baby» inaugura la bellissima raccolta «Demented R&B», 12 brani che sono l'intera produzione degli Highspeed V. Bellissima sin dalla copertina, invero, cinque stilosissimi e giovanissimi Pretty Things degli anni '80, a bordo della più fantastica delle automobili che la storia ci abbia tramandato, stilosissima anch'essa.
A descrivere la musica basta il titolo della raccolta – rhythm'n'blues fuori di testa – di mio aggiungo solo la sensazione di trovarmi di fronte a dei Crawdaddys tarantolati e fuori controllo.
Una Due Cavalli senza freni che sfreccia per le strade di Stoccolma, uno spettacolo.
Non poteva durare, non è durato, dura ancora.
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