Come un fulmine a ciel sereno, questo quartetto inglese, ha illuminato la scena europea della seconda metà degli anni 80, facendo rivivere i fasti del "beat" (termine da prendersi nella accezione più generale) di venti anni prima, con una freschezza e genialità neanche immaginabile in quel periodo musicale.

Ciò che probabilmente ha reso unica questa band è stata la capacità di ripresentare un modo di fare canzoni basato il più delle volte su pezzi strutturati su tre-quattro accordi (o poco più) di chitarra elettrica semplice, senza effetti, inserendoli su ritmi vivaci e scanzonati, con ritornelli di efficacia micidiale, il tutto arricchito da una vena soul e rhythm'n'blues accattivante e di presa immediata.

Non che tutto il loro repertorio fosse riconducible a questi schemi, tant'é che l'album fu preceduto dal singolo "Flag Day", uno stupendo brano melodico con il pianoforte come protagonista (all'epoca proclamato singolo del mese da alcune riviste musicali inglesi), inserito anche in questo disco. Anticipando Ligabue di un ventennio, questi simpatici ragazzotti di Hull, hanno cantato le gioie dell'"Happy Hour" con il brano omonimo, confezionando un classico, ed un perfetto prototipo del loro stile; il videoclip dell'epoca, poi, mostrava l'aspetto goliardico del loro modo di presentarsi al pubblico. Sulla stessa irresistibile falsariga ascoltiamo "Get up off our knees", "Anxious", "Sheep", "We're not deep", e se pensate che scrivere canzoni semplici sia facile, provateci, ma assicuratevi poi di essere in grado di trasmettere questo tipo di energia, e di saper creare questo tipo di atmosfera, affinché semplicità non significhi banalità....

Menzione speciale per "Think for a minute", il pezzo più raffinato e sognante, sottolineata da un pregevole arpeggio di chitarra, che nella successiva versione su singolo fu ulteriormente ammorbidita, con un arrangiamento delicatamente "notturno". C'é poi il soul "Lean on me", con cori quasi gospel, e "Freedom" è un gran finale, anche se la sequenza degli accordi di chitarra è praticamente un plagio di "Everybody needs somebody" dei Blues Brothers!! Ma erano ragazzi.... Il viaggio degli Housemartins fu, come si suol dire, "breve ma intenso", dato che la loro carriera durò due albums, con uno strepitoso singolo in mezzo ("Caravan of Love", fantastica!), e un antologia con inediti. Poi da questo irripetibile quartetto nacquero i Beautiful South, che proseguirono nel solco degli aspetti più sofisticati della musica degli Housemartins, e, pensate un pò..... i Fatboy Slim.

Comunque "London 0 Hull 4" è uno dei vertici del pop inglese di quel decennio. Scusate se è poco.

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