Sentivo parlare ultimamente di uno dei tanti rincoglionimenti youtubbari da sfigatoni sfaccendati (come il sottoscritto ma che poco è predisposto a diffondere le proprie cazzate creative), e presentandosi puntualmente l'apatia estiva dei lunghissimi pomeriggi da studente quasifuoricorso mantenuto da mammà, poco avvezzo a impegni costruttivi e dedito per lo piu a grattarsi il glande nei momenti meno goliardici, ho avuto si tempo di dargli un'occhiata, sempre prontamente mosso – da bravo hipster convinto quale sono – nel ripugnare per inerzia e con fastidioso automatismo qualcosa che piaccia a più di 2 conoscenti o con piu di mille visualizzazioni tubo.
Come TUTTE le forme espressive nate sulla rete, si diventa presto merce per autoasservirsi al passaparola che ormai sembra fonte principale di liquidi e futuro di quanto non lo sia quell'abominio umano chiamato copyright. Qui lo scopo è ribaltare l'input output delle variabili e l'impresa risulta meno titanica di quanto sembri.
6 episodi, compreso lo 0 meramente introduttivo, che ammetto di non aver fatto fatica a terminare.
E' un' opera sperimentale, spruzza un retrogusto cyberpunk da tutti i pori, per come e dove è stata prodotta – Melito di Napoli non certo gli hollywood studious- un eccellente lavoro sugli effetti visivi e un concept che nella sua semplicità risulta riuscito. Passi il livello recitativo, decisamente carente se si considera Proxy( che sfotte Trinity di Matrix ma finisce per scimmiottare la Sara Tommasi del pornazzo) non è difficile intravedere richiami e reinterpretazioni dei vari Lynch Tarantino e gli stessi Wachowski, sempre ostentati nei richiami fotografici e scenici ma con un taglio decisamente ironico; è poi un chiaro esempio di “Ars Posteriora”in cui l’artefatto video entra nel processo di produzione solo grazie al feedback del usufruitore – e non sto a spiegarvi come è stata implementata questa modalità ma delego alla visione.
Cerco quindi di esularmi da una trama logica che non ha qui dimora, e permettendomi un piccolo Spoiler ininfluente – ma vitale per lo scritto- che spero non vi porti alla bestemmia prematura, si riesce a prendere per il culo e fare ironia intelligente su tutte le attitudini dell’internnette (l’informazione facile e senza argomentazioni, la morte della privacy e del senso di pudore, la mercificazione) a cui è abituato il consumatore caprone perso nel troiaio del web.
Piccola nota negativa il coinvolgimento cameo di personaggi come Giacobbo e Caparezza, che avrei evitato per confermare il marchio di etichetta indipendente e che alla fine poco influiscono sulla vitalità dell’opera.
Teneteli d’occhio, i Jackal
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