Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su "I 500 dischi fondamentali del rock" del Mucchio Extra.

Paul weller non aveva ancora 20 anni quando riverso la solia rabbia giovanile dentro lo strepitoso esordio dei jam,trio completamente votato al rock'n'roll,pur nelle forme spurie del punk,del beat ((boy)) di marca Who e del soul della Motown tanto caro ai mod.
Gli abiti erano eleganti ma "cheap" della working class e le facce piu' argute e pulite di quelle dei Sex Pistols e Clash.
Gruppo pero',in definitiva mai allineato ,sempre sospeso tra l'amore per i '60 e il rifiuto del presente,i Jam potevano contare sul fattore inconsueto per un gruppo punk:il talento compositivo del suo leader.Dietro alla necessaria velocita' impressa ai tempi delle canzoni ,si nasconde l'embrione di una penna raffinata ,che pero' non e' stata mai sfruttata al massimo.
Grezzi ed esplosivi i pezzi di In The City brillano di un insolita  luce per essere stati scritti da un ragazzo cosi' giovane.uno che a vent'anni aveva gia' una sua "nervosa" cifra d'autore.
Le canzoni sono tutte al pari livello ognuna ha una sua particolarita' e mette in luce i problemi di ogni giorno,da i problemi piu' superflui a  quelli un pochino piu' importanti...bravi jam....ded to:jam...my friendese....

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