James Hunter ha avuto tre vite. Aveva già cominciato a suonare in giro e pubblicare con il suo gruppo, gli Howlin' Wilf and the Vee-Jays, quando a metà degli anni novanta fu "scoperto" da Van Morrison con il quale instaurò una collaborazione artistica, culminata con la partecipazione di "Van" al suo primo album solista "... Believe What I Say" (Ace Records, 1996). Nato nel 1962 a Colchester nell'Essex ha trovato una sua dimensione definitiva solo negli ultimi anni e dopo il trasferimento negli Stati Uniti e l'incontro con sua moglie Jessie Perez Huntsman, "conosciuta" ascoltandola cantare alla radio mentre era seduto da Starbucks.
Ma sul piano artistico la vera svolta è stata comunque entrare nell'orbita della mitica Daptone Records di Neal Sugarman e del mitico Bosco Mann aka Gabriel Roth che poi è anche il produttore dell'ultimo disco di The James Hunter Six e intitolato "Whatever It Takes". Registrato presso i Penrose Studios della Daptone a Riverside in California il disco contiene dieci tracce inedite ed è un vero e proprio gioiellino: James Hunter è chiaramente una delle migliori voci soul attualmente in circolazione e si disimpegna nel macro-genere rhythm and blues con tracce caratterizzate dal tipico vibe dell'organo elettrico e pop-oriented, influenze calypso e rock and roll music derivate da Gene Vincent e Eddie Cochran come in "Blisters" e pezzi acustici stile Sixto Rodriguez come "I Should've Spoke Up" oppure "It Was Gonna Be You". Il tutto con arrangiamenti mai eccessivi, a partire dal dosaggio nell'uso dei fiati, e la produzione di un vero numero uno.
Il disco richiama la evidente devozione per artisti come Ray Charles, James Brown e Sam Cooke e la dichiarata passione per una certa musica "pop" tipicamente NYC a cavallo tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta (quella di "Stand By Me" di Ben E. King e "Walk On By" di Dionne Warwick per intenderci) e si inserisce perfettamente nel contesto del roster e le produzioni della Daptone Records negli ultimi anni. Se sapete di cosa parlo, mi pare inutile dire che parliamo di qualche cosa di imperdibile; in caso contrario questo disco è anche una grande occasione per conoscere una realtà musicale contemporanea fondamentale.
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