Correva l'anno 1992 quando i Jayhawks pubblicano il loro terzo album, che può considerarsi, insieme al successivo "Tomorrow the green grass", il loro apice artistico. I Jayhawks, con quest'opera, si collocano a pieno diritto fra le band più influenti dell'alt. country americano anni '90, insieme agli Wilco (in particolare: "Summerteeth") e Uncle Tupelo ("No depression"). Proprio per ricordare la vicinanza tra questi artisti, è degno di nota il progetto che Gary Louris e Jeff Tweddy hanno portato avanti, contemporaneamente agli impegni che li legavano ai rispettivi gruppi di appartenenza, dal nome Golden Smog, che ha all'attivo tre album (l'ultimo del 2006).
Tornando all'album in commento, "Hollywood town hall" è stato il primo ad essere pubblicato da una casa discografica importante, la American Recordings; i primi due, pur avendo avuto una discreta risonanza nel panorama degli appassionati, non sono riusciti a far emergere i Jayhawks all'attenzione che meritavano. Tuttavia, ciò non ha intaccato la loro creatività: al contrario, Mark Olson e Gary Louris, i leaders del gruppo, hanno dato prova di una apprezzabile maturità e freschezza compositiva. Dirò subito, senza perdermi nella descrizione analitica di ogni singolo pezzo, che si tratta di un album molto evocativo. In particolare, da esso, come da un bozzetto di prova di un famoso quadro, emergono, con nitida lucentezza, i profumi, le sensazioni della provincia americana. Si tratta di un album "caldo", denso di suoni valvolari e di perfette armonie vocali (quasi ogni pezzo è cantato a due voci): caratteristiche che lo rendono perfetta colonna sonora di (catartici) viaggi estivi, o di pomeriggi invernali passati al caldo del camino. Quello che spicca maggiormente, e che rende il sound dei Jayhawks inconfondibile, è l'omogeneità dei suoni: chitarre, armonica e hammond si fondono perfettamente, quasi a voler esaltare, qualora ce ne fosse bisogno, la intensa liricità delle parti cantate.
In ogni modo, spiccano, tra le altre, "Waiting for the sun", biglietto da visita dell'intero album, in cui si ritrovano intatte le peculiarità che accompagneranno il successivo ascolto; "Crowded in the wings", ballata dai profondi tratti emozionali, sottolineati magistralmente dall'hammond; o ancora "Take me with you (when you go)", con quel suo riff a dir poco vivace ed immediato; oppure "Nevada, California", che contiene il verso (quasi un compendio dell'intero album sotto il profilo della evocazione sensoriale) "Can you help me to find Nevada, California", ultima tappa di un ipotetico viaggio da Minneapolis, loro città di provenienza, in direzione ovest.
In realtà, non si tratta di evidenziare potenziali "singoli", ma semplicemente di sottolineare le canzoni a me più care. Infatti, qualora siate intenzionati ad ascoltare l'album qui proposto, potrete rilassarvi e dimenticare l'eventualità di mandare avanti qualche canzone, dato l'indubbio valore di ogni singola nota. Dopo i Jayhawks sforneranno un altro album di pregio, nel 1995; tuttavia, il lavoro successivo risente di influenze più pop e meno country, le quali hanno portato, probabilmente, al ritiro del chitarrista ritmico e voce Mark Olson.
In fede, Lautrec
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