"Jeff Beck Group" è il quarto album del gruppo musicale "The Jeff Beck Group" seconda edizione (quello senza Rod Stewart sic!), pubblicato nel 1972, il quale non segue del tutto la linea del precedente "Rough and Ready" più funky ed aggressivo all'ascolto.
Adesso, infatti, le sonorità si fanno più delicate(o sdolcinate?) con più ricerca per la “pulizia” ed il “dettaglio” sonoro piuttosto che per il power rock chitarristico.
In questo album sono contenute delle perle espressive, timbriche e tonali che rappresentano in pieno il playing ed il sound del nostro che, unite all'efficacia del suo lirismo pastorale intriso di slide e bottleneck faranno da strada alle sue creazioni più delicate degli anni a venire.
L'album è intriso, quà e là, di feedback che ci riportano alla mente le sue sperimentazioni con gli Yardbirds ed è da notare un uso, abbastanza inconsueto per Beck, di accordi pieni in stile funky-jazz; il piano di Middleton invece è meno presente rispetto a Rough And ready o , comunque, assume un carattere meno rilevante.
Si parte con "Ice Cream Cakes"(la mia preferita) la quale racchiude una delle chicche del nostro Becky: l'effetto "palla che rimbalza a a 2'54", riproposto anni dopo in Brush With The Blues 1999 e probabilmente eseguito con la tecnica del chicken picking. Comunque da 2'22" è tutto un bel sentire, gemiti, corse, rallentamenti...
"Glad All Over" è il tipico brano r'n'r del gruppo che ci riporta ai vecchi Truth&BeckOla ed, onestamente, non sarebbe dispiaciuta la voce di Rod Stewart! Il sound dopo 1'26" appare molto southern-rock, i Dire Straits dieci anni prima?
"Tonight I'll be staying here with you" è un delicato brano dal sapore soul con un assolo lancinante, quasi onomatopeico!Si ha l'impressione di ascoltare il verso di un animale...
"Higways" parte, invece, con un'interessante frase di chitarra dal sound pastoso(alla Page direi) e sembra quasi che ci si trovi davanti a qualcuno che "parla"; l'assolo finale di piano dona un sound pseudo-progressive.
"I can't give back the love I feel for you" è uno struggente strumentale in stile "piangente" con slide e wha-wha il quale presenta, però, un interessante suono di "sitar" a 1'03" che ci riporta direttamente indietro nel tempo all'epoca degli Yardbirds.
"Going Down" rappresenta il brano chitarristico per eccellenza dell'album, si tratta di un popolare hit blues di Don Nix, portato al successo dal grande chitarrista blues Freddie King cui lick diventarono, ben presto, materia di studio per Jeff Beck e Jimmy Page.
Qui Beck sfodera molto del suo scibile chitarristico, offrendoci anche le sue note "galloppanti" ed i suoi lick terzinati che portano l'ascoltatore direttamente dentro un'auto da corsa o all'autodromo...
Memorabile sarà l'esecuzione in coppia con Stevie Ray Vaughan in un video del 1989.
"Sugar Cane" è forse uno dei pezzi più deboli dell'album, una ballata funky dove, comunque, è presente un'interessante lick di chitarra a 2'39" ed un finale che, se non troncato, avrebbe potuto dare qualche punto in più al brano. Anche "I got to have a song" ne segue la stessa linea ma con un gusto, direi, più soul che funky.Ah!Alla fine è presente il solito lick discendente alla Jeff'sBoogie...
Una vera chicca è il brano che chiude l'album, "Definitely Maybe", un'estasiante strumentale eseguito con slide e wha-wha dall'effetto "piangente" e con la contemporanea presenza di diverse parti di chitarra che si possono assolutamente distinguere.
Che dire! Un album pieno di lick "da scuola" di Beck, di feedback, slide, wha-wha e probabilmente uno dei più eleganti e delicati registrati, fino a quel momento, dal nostro.
Silisticamente sembra un passo indietro rispetto alle direzioni funky-rock di Rough and Ready e azzardo che proprio questo ha permesso a Jeff di maturare, poi, la scelta dei successivi album fusion (eccettuata la parentesi boogie del prossimo "BB&A" il quale avrà molto più in comune con Rough and Ready che con questo lavoro...).
Certo è che i retaggi funky, ad opera del wha-wha (qui usati con parsimonia e non come farà dopo con la "mouth bag"...) disorientano l'ascoltatore riguardo le ambizioni lirico-pastorali a venire.
Ma mi permetto di osservare che, comunque, il sound di Beck ha sempre usato il wha-wha come portante di fondo e, a parte i successivi usi della "mouth bag", il suo uso quale strumento solista è stato sempre legato alla ricerca “sonora” più che come effetto a se stante (vedi l'uso smodato di altri chitarristi dell'epoca...).
Jeff ci ha abituati ai suoi percorsi assolutamente eterodossi, alle sue sorprendenti “scelte – non scelte” musicali (rifiuto di entrare nei Rolling Stones, cambi di lineup, scomparsa del plettro dalle sue mani, abolizione della les paul a favore della strato...)
Ma, in tutta sincerità, non lo adoriamo per questo?Non lo apprezziamo quando con le sue trovate geniali ci porta allo zoo, all'ippodromo, in un autodromo, in India, nell'est Europa, in Arabia o direttamente a "letto" con le sue note da amplesso?
...nessuna regola se non la mia! – Geoffrey Arnold Beck
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