Settembre 1989: Automatic. Prego accendere lo stereo..

I fratelli Reid indossano l'abito più rock'n'roll e lo fanno con una sfrontatezza ribelle che cattura occhi ed orecchie sguinzagliando e sgocciolando da quelle chitarre latenti e malsane 12 pezzi che sanno di detriti, disobbedienza e sigarette appena accese..

Mi guardo gli ultimi 30 secondi allo specchio, mi sorrido, poi prendo le chiavi, sono giù in 5 secondi. E' stato tosto il risveglio. Nei primissimi ricordi 'Half Way To Crazy' con la sua cantilena sfacciatamente stucchevole e bellissima a ronzarmi nelle orecchie e 'Drop' ad illuminare un'alba senza fine. Puzza ancora di fumo e festa sta macchina. Metto in moto e riparte 'Automatic' dei Jesus And Mary Chain. Stanotte c'ha tenuto compagnia per un bel pezzo sto concentrato di rock'n'roll, graffi, sesso e abrasioni. Mi rivedo con 'Between Planets' con il suo ritmo scontrosamente bubblegum, quelle schiaccianti sculacciate elettriche, quel sapore amarognolo sulle labbra e il bicchiere in mano a sorridergli.. non sapevo neanche chi fosse.

Guardavo solo le sue spalle e i suoi occhi mentre Jim e William con le loro voci ruvide e quelle collose parole malate inconsapevolmente ci avvicinavano. Forse avevo bevuto troppo ma sentivo quella cazzo di batteria irresistibile rimbombarmi dentro il petto in 'Head On'. Ce l'avevo ormai già dentro la testa. Un altro sguardo, un altro sorriso ed era fatta, mi sarei trovata a ballarla con lui st'altra bella decadente copia cattiva di 'April Skies'.. lo dico sempre che è colpa delle pelli della batteria se mi viene quel vuoto allo stomaco improvviso.. Poi parte 'Take It', molesta e soffocante, con quell'intercedere pastoso e torbido. L'aria nel locale è calda e viziata che ti viene voglia di prendertela con questi dannati scozzesi e con il loro 'Automatic' se ti senti così storditamente a posto stanotte.

Non ti lasciano il tempo di riprendere fiato con quei riff appiccicosi, quelle melodie vischiose e quei toni maledettamente sediziosi. Un altro de sti cosi e giuro, non bevo più. Lui è sempre là e mi guarda e ci guardiamo e non la smettiamo. Tra la coltre di fumo antracite che ci disegna davanti non so quali richiami nascosti attacca 'Blues From A Gun', logora e sgualcita con il suo sound ballabilmente febbricitante e non ci stacchiamo più.Impantanati in noi due, incollati l'uno all'altro. Solo le sue parole a tuonarci nella testa, strascicate e tese come le nostre mani. Poi il rock ferruginoso di 'UV Ray' con le sue trasversali incursioni elettroniche e di 'Gimme Hell', come carta vetrata sulla pelle, di 'Her Way Of Praying' oscura e prepotente nella sua semplicità e poi ancora quei ritornelli.. quelle parole che sembrano lame nella carne, lingue tagliate, anime smarrite.

Usciamo da quel buco sudicio storditi sulle note febbrili e matide di 'Here Comes Alice'.. 'You got the shakes and it's gonne get worse, don't you know it's all a part of the curse'.. forse lo sarà veramente una maledizione ma ora cosa importa? Con quel sorriso là ma dove voleva scappare stanotte? Piede sull'accelleratore e l'ennesima sigaretta fra le labbra.. 'On the road, under the sky' cantavano i fratelli Reid. La città sporca e malata di questo disco ce la lasciamo alle spalle che dici, eh, honey?? Davanti a noi solo la strada deserta, polverosa ma abbagliante di insegne a neon fatiscenti. Che può servire di più quando sai di avere quegli occhi piantati addosso? Forse 'Coast To Coast' nello stereo a palla o a bruciare nello stomaco; urbana, drogata, umida come una sregolata corsa in macchina a senso unico.. a tagliare in due l'anima di questa inaspettatamente folle nottata.. di questa città che sa di terra e detriti.

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