Correva l'anno 1994, i fratelli Reid, abbandonata la nativa Scozia, se ne stavano Oltreoceano ed iniziavano ad intravvedersi i primi segnali di decadenza. Lalbum "Stoned and Dethroned" mi aveva deluso e l'impressione che i Jesus And Mary Chain si fossero afflosciati nel system era netta e mi sconfortava. Ma dallo stesso album viene estratta una chicca: la seconda parte del doppio singolo "Come On".
Le quattro tracce si aprono con la title-track, una ballata che comincia con un giro tranquillo di batteria-basso-chitarra e tamburello. Tipica canzone pop con strofe e ritornello cantati da Jim; il basso è piacevole e potente fino a quando, ad un minuto dalla fine del brano, una chitarra acida si infila prepotente interrompendo la melodia. Tutto diviene nero e terribilmente underground. Il "puro stile Jesus" riemerge, sotterraneo e maligno, la voce di Jim è ora più roca e la melodia elettrica trascinante. Potenza pura esce dalle casse. Si continua alla traccia due con la cover dei Pogues "Ghost Of A Smile" e non conoscendo l'originale non posso sbilanciarmi in un commento che per altro credo non totalmente positivo. La terza traccia ci sprofonda da subito nel magma del rumore con la chitarria solitaria e distorta di William (un po' ingentilito negli anni che sferza con gran piacere come se fosse una smerigliatrice all'attacco di un pezzo d'acciaio... bentornata cacofonia! Come se non bastasse, tutto questo ben di dio arriva da una (per me) inaspettatissima cover di "Alphabet Street" di Prince (!?). Immagino il ghigno del genio di Minneapolis la prima volta che l'ha ascoltata! Il disco si chiude con un'ultima cover, stavolta dei Cramps; una "New Kind Of Kick" stRavolta dai Jesus, in versione live, da San Diego. Registrazione del '92 che trasuda nuovamente potenza, esaltata dal suono ruvido e più "spazioso" del concerto. Il finale, poi, mi riporta l'immagine dei due fratelli piegati sulle chitarre, ad una spanna dall'ampli, nell'improvvisazione del momento, intenti a darci dentro e a tagliare grosse fette di feedback.
Torna alla memoria il concerto di Milano dell'anno dopo al quale ho assistito e le forti emozioni che questi professionisti dell'arte sono riusciti a farmi provare. Bravi!
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