Con "Goat" i Jesus Lizard raggiungono il vertice della loro arte. "Head+Pure" era un concentrato di efferatezze e trovate geniali, ma forse aveva la pecca di una produzione troppo approssimativa (compensata però da una originalità spiazzante); "Liar", il loro terzo lavoro, invece eccedeva in levigatezza ma perdeva in immediatezza, e nonostante il fatto che dal punto di vista sonoro sia indubbiamente il lavoro più coeso (insieme a "Down", aggiungo), sono pochi gli episodi veramente memorabili, "Gladiator" su tutte. "Goat" rappresentò il giusto compromesso tra la componente selvaggia e la qualità sonora, e rispetto al predecessore "Head+Pure" è nettamente più musicale (non melodico), grazie soprattutto al lavoro di quel genio di Duane Denison.
L'album consta di 9 tracce compresse in appena mezz'ora, è emblematica la rinuncia agli strumental come "Happy Bunny Goes Fluff Fluff" e "Pastoral" in nome di un messaggio il piu' chiaro possibile. E questo messaggio inizia con un delirio fra i più classici: "Then comes Dudley" ha le caratteristiche che hanno reso celebri (una celebrita' di nicchia, ovviamente... ) Yow e soci. Ma c'e' qualcosa di strano, il suono è si violento, ma piu' raffinato. Il cantato è si nevrastenico e brutale, ma meno in primo piano. Ma soprattutto la chitarra è cambiata. Adesso Denison è il dominatore della scena, il protagonista di virtuosismi anti-virtuosi. Più infatti si sforza di massacrare la sua chitarra dandole toni incredibilmente trasandati, più la sua statura di artista dello strumento si accresce.
Il primo brano ne è il simbolo inequivocabile. Basso e batteria a creare un atmosfera di soffocamento, mentre voce, ma soprattutto chitarra esternano proprio il terrore di quel soffocamento. "Mouth Breather" ritorna sugli scenari da killer seriali di "Head", dove il giro di chitarra crea uno scenario di minaccia, che inevitabilmente si autodetona in un finale di sangue e urina ("I leave my home, I leave it for a couple weeks, I leave my home, I leave it in the care of a friend, and in my basement I found rainin' piss, and in my kitchen I found my friend deceased").
Seguono due capolavori, "Nub", ancora una dimostrazione lampante della genialita' di Denison, capace di concentrare in una canzone relativamente breve una serie di colpi da K. O. , ma soprattutto "Seasick", dove i Jesus Lizard ritornano sul tema del soffocamento a loro cosi' caro, stavolta non solo in senso figurato. Yow fa la parte del natante disperato, disperato perché non sa nuotare e conscio del fatto che sta per morire. La sua interpretazione è veramente qualcosa da lasciare senza fiato, tanto è realistico e sincero il suo "Yellin'". Personalmente non ho mai sentito niente di simile a livello interpretativo. Mentre "Monkey Trick" e "Karpis" ribadiscono che la qualita' è ai suoi picchi massimi, musicalmente parlando, con carnevali di dissonanze, finezze e bastonate, si passa a un brano come "South Mouth" dove l'influenza punk è più evidente nelle liriche. La quintessenza della loro arte è tuttavia dipinta, o vomitata come dir si voglia, nel delirio di "Lady Shoes". La chitarra di Denison crea ancora una volta un'iniziale clima di catastrofe, che si manifesta in un boogie violentemente Redneck, dove Yow letteralmente "scolletta", infilando in rapida serie episodi di tale ripugnanza e depravazione da fare impallidire un'autopsista e da far impazzire un santo. Viene da chiedersi se è solamente scena o se quello che il buon Yow canta fa parte realmente del suo bagaglio emotivo, tanto appare spontaneo, e questo interrogativo rende la loro musica ancora più affascinante proprio perché intollerabile. Il finale di "Rodeo in Joliet" è pesantissimo e quasi nostalgico, e ancora una volta radicatissimo all'immaginario southern e redneck. Viene da chiedersi se la loro sia una critica a questo tipo di societa'o piuttosto la sua glorificazione.
Con "Goat" i Jesus Lizard si distaccano stilisticamente da qualsiasi riferimento, coniano uno stile proprio, cosa che è riuscita a ben pochi, mi vengono in mente Morphine, Sonic Youth e Fugazi, tanto per rimanere nello stesso scorcio storico. Proprio con i Fugazi i Jesus Lizard si caricano sulle spalle tutto il peso del post-hardcore, e paradossalmente ne costituiscono proprio l'opposto, stilisticamente e concettualmente. Potremo paragonare Jesus Lizard e Fugazi rispettivamente a un martello e una lama. Tutti e due letali ma diversi nella forma. I Fugazi teorizzavano una reazione al nichilismo della gioventù di allora, professando dopotutto una filosofia di speranza e di lavoro. "Repeater" è probabilmente il lavoro piu' importante dei 90's in questo senso.
Alla base dei Jesus Lizard vi era invece proprio la disintegrazione totale del principio di umanità e lotta. La loro musica era solo un tentativo di estremizzare tutto lo schifo che vedevano intorno a loro, e possiamo dire con certezza che ce la fecero a rendere ancora piu' infernale la società americana.
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