Nuvoloni grigio che tendono ad annerirsi. Sta per piovere. L’atmosfera quieta attende un esplosione, di fulmini in un diluvio notturno. Anzi no. Mal si addice la pioggia. Immagino quindi una nebbia, grigia come la copertina. Ma ci lascerebbe una Milano stilizzata, qualcosa di... non del tutto detestabile. Meglio disegnare un estate piena nel suo nitore diurno. Ebbene si, scelgo il the freddo, scelgo le zanzare, mentre mi infilo le cuffie. Odio questa città! A tutto gas verso ovest. Si fa per dire, ci sono dei lavori in corso. Devo trovare gli spazi giusti, voglio correre in auto. I semafori si moltiplicano. Svolto. Per imbucarmi in tangenziale. Clicco play. Yeah, ha ha. Like that time, yeah, baby
To catch the whole, New York City
Blues explosion!
La temperatura aumenta esponenzialmente. I Beastie Boys urlano assieme ai sedili posteriori. Bellbottoms
Bellbottoms...Yeah!
Se non fosse che poi vengono sostituiti da Elvis, gli ologrammi del gruppo Cibo Matto e non fai nemmeno tempo a…
Tell 'em
Sit back
Just watch 'em
Gotta have bellbottoms
...pantaloni a zampa di elefante ovunque. Perchè Dan Aykroyd e John Belushi stanno pogando? Devo parlarne con qualcuno. Torno in città. Un benzinaio, perfetto, proprio quello che cercavo. Tiro giù il finestrino. “Lo sa che 'Orange’ è del 1994, ma non sembra. I The Joe Spencer Blues Explosion, sono un trio, ma non hanno nemmeno un bassista in formazione, però sono come un’orchestra punk in libertà condizionata. Sa c’è così tanto dentro...eppure sono rock ma non non solo…non solo, sa…”,”quanto le faccio?”...”ma non ho le ho ancora parlato del fatto che ricordano (a volte) i Beastie Boys, le Cibo Matto (in acido) o forse no e però c’è di più, sembra una jam session in club clandestino, c’è dell’energia, capisce, hanno una vena anarchico distruttiva, solo che non sono solo un genere eppure alla fine ne senti uno solo, capisce?”...”Va a dà via el cu!!”...Ha capito, quindi torno sulla strada con the "Ditch". Down on by the street
Down on Ludlow street
Avenue A, B, C, D
Get it all for you
Esplode tutto. O meglio sarebbe giusto che accadesse, invece è solo la mia testa che viaggia in dissonanze blues. Mentre i palazzi si colorano di graffiti. Tutti suonano il saxofono e tutti sono ovunque. Un supermercato, ma quello non è il sindaco? “Hey sindaco, ho votato per te!!!”, il sindaco intento a vendere roba mi saluta con il dito medio, “Va a dà via el cu!”. Ha capito. Ora il caldo, è definitivamente insopportabile. Guardiamoci negli occhi. Parliamone.
Nel 1994 i The Jon Spencer Blues Explosion esplodono, alla lettera. "Orange" deflagra con la sua carica di blues innestato da tanto altro. Il loro album precedente “Extra Width” ha solo un anno di vita, ma l’hanno già bruciato, non perchè sia brutto, ma perchè...beh, ma davvero, basta ascoltare il primo brano. "Bellbottoms" non ha una struttura convenzionale, è una sorta di pseudo strumentale dissonante tra un basso paranoico, saxofoni ammiccanti e archi funky... dove la voce anfetaminica di Joe Spencer urla in monologhi fatti di sesso ed esplosioni , ma sembra lì a casaccio, però, allo stesso tempo, diventa indispensabile ed amabile, no? New York City!!! Il resto? Le composizioni rimamenti sono più corte e leggermente più quadrate, eppure ognuna ha qualcosa di diverso. Ritmo, voce e un capacità non comune di fare cose irrazionali al momento che meno te lo aspetti e solo dopo capisci che era la cosa più giusta da farsi. Cito "Sweat" e la riascolto per l’ennesima volta. E’ fatta (nel senso equivoco del termine) di un basso schizzato e uno che urla, New York City! Ai The Jon Spencer non frega altro e in quel momento, per loro, altro non c’è. Le parole sono un espediente per farsi un’altra pista nel loro luna park blues clandestino. E quando urla ‘Baby, baby, you sure like to fuck
[Fuck!]’? Quasi fosse in un pub malsano, con gente malsana, ma in un momento di lucidità vede una stripper passargli davanti. Poi magari era un buttafuori in incognita, capita di confondersi, in un tal siffatto localino malsano...
HEY!
Yeah, ha ha ha ha ha!!!
Una cabina telefonica salta per aria. Ci ritroviamo per terra e come se nulla fosse, componiamo il numero giusto. "Siamo in missione per conto del BLUES!"
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