Quattro anni. Tanti ne sono stati necessari per avere un nuovo album dalla più grande pop-rock band del pianeta, una delle uscite discografiche sicuramente più attese dell'anno. Ma dove eravamo rimasti?

Eravamo rimasti al pop e ai lustrini di "Day & Age" e all'amletico quesito "Are we human or are we dancer?". Ora i Killers ripartono dalle origini, dalla loro patria, dalla loro terra, anzi, dal deserto, luogo molto caro alla band e per Brandon Flowers, a suo dire, anche fonte di grande ispirazione per i suoi testi. "Battle Born", d'altronde, non è altro che la scritta, il motto, presente sulla bandiera del loro Stato, il Nevada.

Per l'occasione il disco è stato affidato ad una super-produzione firmata da cinque giganti del settore (Steve Lillywhite, Damian Taylor, Brendan O'Brien, Stuart Price, Daniel Lanois). Il rischio, come accade in questi casi, era quello di avere una serie di brani slegati tra di loro ma il rischio è stato scongiurato. L'album è un vero album ed è Killers al 100%. Questo è sicuramente un punto a loro favore.

Ma "Battle Born" è davvero un nuovo inizio per la band di Las Vegas che torna ad imbracciare le chitarre come mai prima d'ora, mentre l'influenza di Springsteen, già avvistata in passato, si fa sempre più nitida. Non sarà, probabilmente, il loro album migliore ma è sufficiente per soddisfare i fans che li attendevano da quasi un lustro.

Tracce chiave: "Flesh And Bone", "Runaways", "Here With Me", "Miss Atomic Bomb", "Battle Born".

Da segnalare nella edizione deluxe la presenza di due ulteriori tracce inedite, "Carry Me Home" e "Prize Fighter", migliori di molti brani presenti nell'album, ed un discutibile remix di "Flesh And Bone".

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