A tre anni dal successo di “Wondeful Wonderful” (che li ha portati in cima alle classifiche sia in UK che negli Stati Uniti), tornano i Killers con questo nuovo “Imploding The Mirage”.

La pubblicazione del disco era prevista mesi fa ed è stata rinviata, come in tanti altri casi, per la pandemia in corso; si tratta del primo lavoro della popolare band statunitense senza l’apporto del chitarrista (e fondatore) Dave Keuning, parzialmente sostuito dal bassista Mark Stoermer (anch’egli a mezzo servizio, visto che ha deciso da ben cinque anni di non partecipare ai tour della band) che si occupa della chitarra in cinque tracce e del basso in due.

Per ovviare alle assenze i due membri originari rimasti, Brandon Flowers e Ronnie Vannucci, hanno optato per una pletora di ospiti di altissima caratura: innanzitutto alla produzione troviamo due nomi di spicco come Shawn Everett (quattro Grammy già in saccoccia) e Jonathan Rado dei fondamentali Foxygen (praticamente il nuovo re mida dell’indie americano), mentre il bellissimo artwork è stato creato dal rinomato artista Thomas Blackshear. E poi i guest di lusso si sprecano: da Lindsey Buckingman dei Fleetwood Mac, che contribuisce con un torrenziale solo finale allo springsteeniano singolo “Caution”, alla canadese k. d. lang che arricchisce la delicata “Lighting Fields” (un po’ il pezzo che i Coldplay non riescono più a scrivere) fino a Weyes Blood nella bombastica “My God”, forse il brano più eccentrico del lavoro. Della squadra fanno parte anche Adam Granduciel dei War On Drugs, Blake Mills, Alex Cameron ed i Lucius.

Una schiera di collaboratori impressionante, per un album che recupera il grande amore dei primissimi Killers per i sintetizzatori, facendone un tutt’uno con lo slancio springsteeniano che ha avvolto Flowers e compagni dal capolavoro “Sam’s Town” in poi. L’opener “My Own Soul’s Warning” è travolgente (non a caso è il brano preferito del frontman, ed è stato interamente composto da lui), e la successiva “Blowback” si muove tra country e gli U2 più essenziali. “Dying Breed” arriva persino a campionare “Hallogallo” dei NEU! e “Moonshake” dei Can, il secondo estratto “Fire In Blood” ha un tiro funky irresistibile a metà strada tra Talking Heads e Simple Minds. Non manca un omaggio ai Tears For Fears (“Running Towards A Place”) e la solita grandeur (prendere o lasciare, son fatti così) di “When The Dreams Run Dry”.

“Imploding The Mirage” è un grande album, a mani basse il migliore dei Killers da quattordici anni a questa parte. Un recupero delle radici che ha donato freschezza ed ispirazione ad una band che sembrava a forte rischio imbolsimento.

Miglior brano: My Own Soul’s Warning

Carico i commenti...  con calma