Una bellissima copertina e ben 17 canzoni: così si presenta "Sawdust", raccolta di inediti, B-sides, rarità, rifacimenti e covers dei Killers: è un disco che si discosta dagli altri tre della band di Las Vegas, che non si beve tutto d'un fiato ma si gusta poco a poco, canzone dopo canzone, come una bottiglia di whisky pregiato. La durata complessiva (72 minuti) è forse eccessiva, data la presenza di una manciata di veri e propri outtakes che non aggiungono niente all'opera dei Killers, ma tra la "segatura" si nascondono canzoni di grandissimo spessore che elevano "Sawdust" a prezioso scrigno di tesori nascosti.
La punta di diamante del disco è sicuramente "Tranquilize", capolavoro pop-psichedelico dall'atmosfera particolarissima e irripetibile arricchito da un finale di gran classe interpretato da un mito del rock come Lou Reed: già questa canzone vale da sola il prezzo del disco ed è da considerare a tutti gli effetti un classico del quartetto di Las Vegas, ma "Sawdust" non è solo "Tranquilize": c'è un trio composto dall'energica "All The Pretty Faces", che cita la celeberrima "Tainted Love" dei Soft Cell senza per questo rinunciare a una propria, spiccata personalità, la stupenda "Sweet Talk", un vortice elettronico (che anticipa alcune atmosfere di "Day & Age") in cui Brandon Flowers si rende artefice di un'interpretazione vocale mozzafiato e la stralunata "Where The White Boys Dance", la cui indole psichedelica e sonnolenta viene completamente stravolta dalle chitarre nel finale. Non si direbbe, ma queste tre canzoni provengono dalle sessioni di "Sam's Town", ed è stata una mossa molto azzeccata e intelligente "dirottarle" su "Sawdust", dato che qui si fanno apprezzare in tutto il proprio valore senza creare contrasti che avrebbero in parte rovinato un disco incentrato su un'identità sonora ben definita come appunto "Sam's Town"
Altri pezzi da 90, provenienti dalle sessioni di "Hot Fuss" sono "Leave The Bourbon On The Shelf", sgangherata e passionale, "Under The Gun", orecchiabile e punkeggiante e il capolavoro "The Ballad Of Michael Valentine", un potenziale singolo pop rock divertente e trascinante, che io non avrei escluso neanche per sbaglio dalla tracklist di "Hot Fuss". Di ottima fattura anche le tre cover, l'ombrosa "Shadoplay" dei Joy Division, incentrata su un tessuto sonoro elettronico e molto psichedelico, la leggera "Ruby, Don't Take You Love To Town" dei The First Edition, una piacevole ballata vagamente beatlesiana e "Romeo And Juliet", cavallo di battaglia dei Dire Straits, interpretata alla perfezione in tutta la sua malinconica dolcezza da un grandioso Brandon Flowers, a cui si aggiungono la versione piano & voce di "Sam's Town" che nonostante un ritornello completamente trasfigurato conserva tutto il suo impatto e il suo fascino e una "Mr. Brightside" remixata e dilatata a suon di beats elettronici che non ne snaturano la melodia e l'essenza che si conclude con una breve e divertente ghost track intitolata "Questions With The Captain"
Restando in tema di rivisitazioni, decisamente superflua è quella di "Glamorous Indie Rock And Roll", che perde gran parte dell'incisività dell'originale di "Hot Fuss", così come decisamente superflue sono l'impalpabile "Show You How", l'imbarazzante "Who Let You Go?", che contende a "Joy Ride" il titolo di canzone più brutta dei Killers, "Move Away", una performance funkeggiante stile RHCP non del tutto convincente e "Daddy's Eyes", refuso delle sessioni di "Sam's Town" senza infamia né lode.
Nel complesso, "Sawdust" è una raccolta molto ben fatta, interessante di grande valore e ideale per approfondire la conoscenza di questa grande band; se invece non li conoscete ancora, partite da quello che considero il loro capolavoro "Sam's Town", oppure dallo strepitoso esordio "Hot Fuss".
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