"Everybody's a dreamer, and everybody's a star
And everybody's in showbiz, it doesn't matter who you are"
Un film. Da qualche tempo nella mente di Ray Davies, creativo leader dei Kinks, si faceva sempre più largo l'idea di un progetto ambizioso: la realizzazione di una pellicola che avesse per oggetto la vita on the road della band. Avrebbero filmato tutto: dalle cene in albergo ai viaggi, facendo culminare il tutto con le riprese dei loro show. A raccontare il tutto in musica ci avrebbero pensato una manciata di nuove canzoni, composte appositamente per l'occasione.
Quando Ray agli inizi del '72 si presentò ai manager della RCA, la nuova casa discografica per la quale il gruppo aveva firmato appena un anno prima, mai si sarebbe aspettato di ricevere un secco diniego: i dirigenti anzi spingevano per nuove composizioni da mettere in un nuovo Lp da lanciare sul mercato. Il precedente "Muswell Hillbillies", primo disco registrato per la nuova etichetta, pur avendo ottenuto il consenso della critica, non aveva riscosso successo in termini commerciali, mettendo in allarme la compagnia che, al momento dell'ingaggio del gruppo (reduce da una lunga serie di lavori riuscitissimi), era convinta di aver fatto l'affare del secolo.
Ray comunque non abbandona del tutto il progetto, concentrandosi solo sulla parte musicale dell'opera: nasce così "Everybody's In Showbiz", pubblicato nel settembre dello stesso anno. L'opera è in realtà un doppio album, metà registrato in studio e metà dal vivo, che narra dei diversi aspetti della vita in tour. Il primo disco ne racconta infatti il lato più oscuro, dallo stress degli spostamenti per raggiungere le varie tappe dei concerti alla solitudine, passando per la monotonia delle giornate (è infine curioso notare come ben tre canzoni dell'album parlino di cibo, un altro aspetto spesso trascurato in tour). Il secondo Lp, sottointitolato "Everybody's A Star", segna un netto contrasto con la prima parte dell'opera, mettendo in luce il lato più divertente ed appagante per un gruppo: suonare dal vivo. Così viene riportato su disco un mix dei due concerti registrati a New York per l'occasione, con l'aggiunta di due bonus tracks nella versione rimasterizzata.
Il disco in studio inizia in sordina coi primi brani, per poi decollare con "Hot Potatoes" e non fermarsi più. Musicalmente compaiono nuove influenze nelle composizioni dei Kinks: accanto all'inconfondibile pop rock tipico della band inglese troviamo forti tinte country che caratterizzano un pò tutto il lavoro, conferendo ai brani un carattere allegro e dinamico, eccezion fatta per le due splendide ballate qui presenti. E' il caso della triste "Sitting In My Hotel", degna del miglior Davies, e della sognante "Celluloid Heroes", vera gemma dell'opera. Il gruppo avrebbe voluto che la canzone figurasse come singolo apripista dell'album, ma fu rifiutata dalle radio perchè troppo lunga, facendo così ricadere la scelta sulla divertente filastrocca di "Supersonic Rocket Ship", che ottenne un discreto successo discografico conquistando la sedicesima posizione tra i singoli più venduti del periodo.
Di contro il secondo Lp cattura l'energia che accompagnava gli show della band capitanata dai fratelli Davies, mettendone in luce anche un suono diverso. Se il primo Lp abbraccia melodie più pop e country, nella seconda parte "Everybody's In Showbiz" risulta essere più rock e (in parte) blues con qualche sfumatura jazz, anche per l'aggiunta di un trio di fiati alla line-up originale che da nuova linfa ai brani in repertorio. A risentirne è in particolar modo la chitarra di Dave Davies, accompagnato da una piccola crisi personale, che stavolta non graffia come in passato. A testimonianza di un certo cambio di rotta, in scaletta figurano (sugli undici brani inclusi) ben tre pezzi tradizionali piuttosto ironici, come "Banana Boat Song", "Baby Face" e "Mr. Wonderful", che mettono in luce le doti da showman del leader. Il resto della proposta attinge a piene mani da "Musweell Hillbillies", rappresentato da ben cinque canzoni tra le quali spicca una "Alcohol" interpretata goliardicamente da Ray, e ai due album immediatamente precedenti, dai cui vengono estratte "Top Of The Pops" qui in una versione quasi hard rock, "Brainwashed", meno incisiva dell'originale, e "Lola" cantata dal pubblico e posta in chiusura.
Accompagnato da una copertina che ben rappresenta la pressione che gravava attorno al gruppo al periodo (compaiono, tra le altre citazioni, le figure di Stan Laurel, Oliver Hardy e Marilyn Monroe), "Everybody's In Showbiz" è un disco ingiustamente escluso dalla lista dei classici della band.
Il buon Ray e la sua band sono pronti a farvi cambiare idea...
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