"Dirty old river

must you keep rolling,

flowing into the night..." *

 

Ciao ragazzi,

prendo a pretesto questa raccolta dei Kinks per salutarvi. Nella recensione precedente ho raccontato del mio soggiorno a Londra per migliorare il mio inglese.

I Kinks sono stati la mia colonna musicale insieme agli Small Faces delle grandi canzoni da "All or nothing" in poi. Ma loro maggiormente hanno dato un sapore di intimità alle mie giornate londinesi quando andavo a passeggiare o a lavorare, e sentivo Londra a me come familiare, non come la "grande" in cui si parla nel mondo.

Era il vivere come "a casa" che mi piaceva, che mi faceva sentire "qualcuno", in minima parte, ma sempre "qualcuno".

L'attacco di questa recensione è affidato a "Waterloo sunset", la mia canzone preferita, che dimostra l'abilità di scrittore e (piccolo) poeta di Ray Davies, che ha fatto meritare ai Kinks l'entrata nella "Walk of fame" del 1990 e la dichiarazione di Pete Townshend (i suoi Who sarebbero entrati nella "Walk" allo stesso momento) riguardo a Ray, "l'uomo che dovrebbe essere considerato come il "Poeta Laureato", avendo introdotto un nuovo modo di scrivere nella musica britannica".

Non lo so, ma di certo posso dire che i Kinks sono stati fantastici negli anni'60, da "Face to face" in poi, per le canzoni (molte) e le copertine (tutte) fantastiche (inclusa, per me, "Muswell Hillbillies").

"Waterloo sunset" è stata la seconda canzone che ho cantato con un foglio alla mano un pomeriggio di sole sul ponte, appunto di Waterloo, pensando a una giovane donna bellissima che stimavo e a una giovane, ma più giovane di me, che avevo entrambe nel cuore e pensando allo stesso tempo ai quattro che si erano esibiti al "Beat Club" (mentre Ray Davies quarant'anni dopo avrebbe cantato con un coro per gli "Electric Proms" della Bbc (fantastico!)).

Ogni volta che mi trovavo sopra il fiume, sia che fossi sul London Bridge o a Putney (sulla District Line - la "Verde") o a Embankment, questa canzone mi scattava come una molla.

"Waterloo" fu scritta nel periodo in cui il Merseybeat (vale a dire il movimento dei Beatles) stava cessando di esistere; e il finale della canzone ha un che di "californiano", di solare.

Quando ho cominciato la visita ai luoghi che riguardano i Kinks, ho iniziato dalla porta blu di Muswell Hill, della casa dove hanno vissuto i fratelli Davies.

Lì il mio tour musicale è cominciato con "Sunny afternoon" del 1966, nata sull'onda di "Taxman" dei Beatles, contro le molte tasse del governo di Harold Wilson, il cui ministro delle finanze era Edward Heath.

Nel caso di Ray Davies, il personaggio della canzone è uno della nuova borghesia di allora, alle prese con una marea di tasse e con la sua ragazza che scappa con la sua macchina andando a raccontare ai genitori storie di "ubriachezza e crudeltà".

Seguiva "Dedicated follower of fashion" a Carnaby Street, dove l'aspetto letterario dei testi di Davies si nota molto bene nella definizione di "Carnabitian army", cioè "l'esercito di Carnaby", in un brano che ironizzava sulla Swingin' London.

Nello stesso anno (1966) il gruppo girava un video a Little Green Street, una viuzza (privata) nel nord della città che parte come una creuza (viottolo di mare ligure) e si conclude dopo 20-25 metri con una piccolissima galleria (e delle case a lato), per una canzone che faceva così:

 

" There's a crack up in the ceiling

and the kitchen sink is leaking.

Out of work and got no money

a Sunday joint of bread and honey " **

 

Sto parlando di "Dead end street", canzone sui poveri ancora presenti nell'Inghilterra degli anni '60, il cui video, in cui i quattro sono vestiti da becchini del primo '900, fu censurato dalla Bbc perché ritenuto "deprimente", in un momento di festa, qual era per la Londra di quel periodo.

Altri momenti particolari nella Londra kinksiana li ho avuti, ma brevemente, nelle visite a Soho, dove i cinema a luci rosse e i negozi porno si legano bene a "Lola", nel verde del parchetto sotto casa dove abitavo ad Archway (nel pub di fronte alla metropolitana fu scattata la foto di copertina di "Muswell Hillbillies") mi ritrovavo a canticchiare "Village green " e "The village green preservation society"e, saltando di un anno le ultime canzoni citate, ogni giorno che col bus da casa andavo alla stazione del metrò di Holloway Road (nord di Londra) per andare a lavorare, vedevo i "chimney pots" (camini) tutti uguali e non potevo che pensare a "Shangri-la" (anche una volta vedendo il cielo sopra le case di Fulham Road e zone vicine, dal treno della metropolitana).

Quando è venuto il momento di spostarmi per lavoro in un paesino del Surrey (l'hinterland londinese) ho avuto con me i Kinks più stagionali, esattamente quelli "autunnali", ma solo di "Something else by the Kinks": "End of the season" (stupendo capolavoro minore, a mio parere) e "Lazy old sun" (la psichedelia con un sapore di Rolling Stones). Mentre da soli "Autumn almanac", sulle tradizioni inglesi (con un verso alimentare che mi sta a cuore: "Tea and toasted, buttered currant buns"***) e "Mr. Pleasant" raccontata dall'autore come la canzone su "uno che gode superficialmente la vita per le cose che possiede, senza rendersi conto del marcio che c'è dietro" (come "la moglie scappata con un altro").

Data la mia educazione familiare io sono una persona che tende ad amare la musica del passato, soprattutto di un passato che non mi appartiene. Di certo non vorrei mai vivere in un tempo precedente a quando sono nato, ma immaginarlo...sì (anche se molta musica che ascolto mi dà la sensazione di essere stata prodotta adesso e non qualche decennio fa).

Se "Muswell Hillbillies" è stato l'album postumo della fase gloriosa dei Kinks conclusasi con "Lola", per me è l'album (ma ancora di più la canzone) che mi ricorda sempre il primo periodo passato nel nord di Londra, una Londra che non sarebbe stata intima senza i Kinks.

* Vecchio e sporco fiume / che continui a scorrere, / giungendo nella notte.

** C'è una crepa nel soffitto / e il lavandino della cucina che sta perdendo. / Non ho lavoro e neanche soldi / pranzo della domenica con pane e miele.

*** Tè e focaccine (con uvetta) imburrate.

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