Il punk come dovrebbe essere fatto, oggi. Tutto qua, con i pro e contro del caso. Anzi, con i pro del caso.

Un Power Trio che nella mezz'ora abbondante di "Oh! Calcutta!" fa dimenticare indie intelletualismi e seghe mentali con cui spesso (lo ammettiamo? Massì) ci piace trastullarci. E riporta alla mente concetti desueti, talmente desueti che il solo nominarli ti fa sentire naif. O stupido. Cose come "genuinità", "entusiasmo". Poi realizzi e ti chiedi il perchè sei diventato così cinico, e quando è successo. Però ti è chiarissimo il perchè, dopo aver ascoltato Sigur Ros, Autechre e Battles, alla fine torni a dare retta a questi tre sbandati.

Dopo i voli pindarici e le sperimentazioni, ti lasci cullare in terra amica. Sai che ascolterai gli stessi accordi per dodici canzoni, sai che i cori saranno tutti sguaiatamente cantati all'unisono, e che trovare armonizzazioni lì in mezzo sarà un impresa. Sai anche che, ascoltando i Lawrence Arms in auto, andrai mediamente 20 chilometri orari più veloce del solito, e che il tuo morale ne gioverà.

Parlare di canzoni singole mi pare ridicolo. Ce n'è una che fa "Great Lakes nananana" e l'altra che dice "Aeroplane lalala": non fa per me, non fa per questo cd. Dei due cantanti, uno gratta, l'altro smussa. Uno si ubriaca, l'altro beve succo ace. Qualcuno conosce i Latterman per caso? C'azzeccano poco, ma l'intensità è quella.

E non fa niente se conoscete già ogni accordo di questo album ancora prima di ascoltarlo (e lo conoscete!): allentate quel nodo alla cravatta e sorridete. Quale album migliore di questo per farlo?

Bene. Ripongo il cd nell'astuccio dell'auto. Cosa metto ora? "Remmings" degli Anoice? E così sia. Tanto so che ci rivedremo presto, razza di tre sbandati. 

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