Ammorbati da cotanta depressione bergmaniana ci aspetteremmo, compreso nel prezzo, invece di un kit di sopravvivenza, uno di suicidio comprendente corda e sapone (lo sgabello te lo devi portare tu), rasoio per i polsi (da tagliare verticalmente, consigliano giustamente le istruzioni d'uso) e veleno aromatizzato (dentro ampollina chic di Murano).
E invece, a sorpresa, la freschezza "vivente" di questi scandinavi fa saltare quegli stereotipi vichinghi di chi sta sei mesi all'ombra e sei mesi al sole e che in questi tempi moderni la "depressione boreale" la innaffia con abbondanti dosi di psicofarmaci palindromi, regolarmente prescritti da quegli "amiconi" che sono i dottori.
Per diaboliche direttive "woke" già da qualche anno in Sverige sin dall'asilo insegnano (per la precisione obbligano) ai pupetti maschi di fare la pipì seduti come le femminucce, naturalmente non per essere "inclusivi", ma per innescare un effetto castrante sempre nell'ottica del piano (che è già fallito e non lo sanno, "loro") di riduzione drastica dell'umanità europea.
E invece si sente che i componenti della band la minzione l'hanno sempre esercitata in piedi dove lo sgrullarsi il pistolino senza alzare la tavoletta, individua quella natura rocker che genuina si sente nel disco e ci fa soprassedere il fatto che dopo la terza (sgrullata) è pippa. E allora andando a braccetto con le proprie e le di loro "eiaculazioni" siamo appagati nel trovare punti di contatto con questi "schizzi" caldi catturati in prossimità del circolo polare Artico. Insomma vivaddio c'è ancora il desiderio di una Vulva in ragione di una Volvo.
L'oscenità di una cavalcata musicale tutto sommato cristallina, ma con sprazzi psycho gaudenti, fa il paio col desiderio che suscita in noi di ritirare fuori dalla naftalina quel giubbotto di pelle della nostra gioventù che noi coi denti abbiamo difeso ad oltranza dagli attacchi di mogli che volevano che noi lo si buttasse. E quel rumore di pelle increspata, quando infiliamo la seconda manica, è musica per le orecchie e fa pendant con tutti i pezzi del disco.
E l'evolversi della pisciata direttamente fatta nel lavandino va di pari passo con la sorpresa che vescica (verbo) questa "pioggia dorata" fatta di rock, garage, funky, noise.
L'ingarellamento solare cresce ad ogni ascolto e porta magicamente i raggi di RA direttamente in quelle cantine, pub, club che propongono l'antitesi di quella vita stortamente intesa oggi come il volersi falsamente bene nell'ambito di una cannibale visione capitalistica. Le sane distorsioni prodotte rimettono tutto su binari che si incontrano prima dell'infinito, e senza complicazioni.
Mi raccomando di affiancare all'umlaut un brindisi urinoterapeutico che, ulteriormente tarantolati dalla puntura del ragno in copertina, inequivocabilmente farà strillare a squarciagola, sul ponte del drakkar, il nome del gruppo nell'idioma natìo: LÄDERNUNNAN!
Tutto questo IKEA (non) permettendo...
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