So già come andrà a finire. Il fatto è che ogni volta che ho a che fare con un nuovo disco dei Liminanas, se è vero che questo mi piace sin dal primo ascolto, potete stare sicuri che con il passare del tempo finirò con l'ascoltarlo a ripetizione e amarlo sempre di più fino alla follia.
Questo duo francese ha un senso incredibile per la melodia e allo stesso tempo sa che cosa significhi veramente suonare musica garage e psichedelica. Di solito li descrivo anche come la migliore band 'yéyé' in circolazione e francamente trovo questa definizione ancora più calzante dopo aver ascoltato questo ultimo disco.
'Malamore' (Because Music), questo è il nome del disco, è un compendio di tutto quello che è l'immaginario di questo duo e che è già stato proposto con gli altri dischi rilasciati nel corso degli anni, ma non ci troverete nell'ascolto comunque nulla di ripetitivo oppure di noioso. Ogni singolo disco rilasciato da questa band del resto è qualche cosa a proprio modo di unico e di originale: qualche cosa che non avete mai ascoltato prima.
Quindi hanno apportato innovazioni al loro suono anche questa volta, ampliandone la gamma di possibilità e il loro stesso immaginario. Naturalmente di base suonano sempre meravigliosamente garage e psichedelici, continuano a cantare sia in inglese che in francese (nel disco precedente c'era anche una canzone in italiano, praticamente parlata e che mi fa tutte le volte pensare inevitabilmente ai Massimo Volume) ma in 'Malamore' possiamo trovare quelle che ritengo siano influenze del sound dell'Africa nord-occidentale ('El Beach', 'Malamore') e che del resto erano riscontrabili anche nei lavori precedenti e in particolare in 'Costa Blanca', un acido viaggio immaginario a bordo di un auto dall'Italia e attraverso la Francia e la Spgna fino alla città di Alicante sulla Costa Blanca, la città che i Romani chiamarono 'Lucentum' dopo la seconda guerra punica e la sconfitta di Cartagine.
Lionel e Marie Liminana riescono a mescolare diverse influence. Ascoltare un loro disco è come viaggiare attraverso il mondo ma restando fermi allo stesso posto ed è sicuramente questo l'elemento più acido della loro musica e che mi spinge a fare un paragone con la letteratura e il cinema di un grande artista come il cileno Alejandro Jodorowsky, che tra le altre cose possiede anche la cittadinanza francese. 'El Sordo', 'Kostas', 'Zippo', tutte queste canzoni si rifanno a un certo tipo di immaginario dove la magia e la psichedelia incontrano antiche culture e tradizioni, persino qualche cosa come la superstizione e la sorte e la malasorte (il malamore) e eredità folkloristiche così lontane nel tempo da poterle ricollocare a un'epoca precisa.
E l'approccio stesso della band alla musica ha una stretta connessione con il mondo del cinema. 'Bob Duvall, Robert Mitchum', Marie li nomina nella canzone 'Malamore', quella che dà il nome all'album, una canzone le cui sonorità hanno innegabilmente qualche cosa che ricorda i Joy Division. Mi rendo conto che questa cosa potrebbe sembrare strana, ma ascoltare per credere. E se questo non bastasse a confermare l'amore di questo duo per i Joy Division e il legame tra le due band, ascoltate la linea di basso di 'Garden of Love', dove vi sarà impossibile non riconoscere il tocco del grande Peter Hook che per l'occasione collabora con il gruppo.
Jodorowsky aveva immaginato 'El Topo' come un film western con dosi pesanti di simbolismo cristiano e non solo mescolati alla filosofia orientale e dove si incrociavano pistole e spiritualismo. È un film abbastanza acido, molto acido, e può sicuramente per me essere accostato a quello che descrivono le canzoni di questo duo, ma, anche perché sono francesi, se proprio devo scegliere un film western, allora ne scelgo un altro, uno 'spaghetti western' e non uno dei più famosi. Il titolo è 'Il grande silenzio' ed il film è diretto da Sergio Corbucci. Nel cast ci sono due tra i maggiori attori del genere, Klaus Kinski e Frank Wolff, oltre all francese Jean-Louis Trintignant, che fa la parte del buono, un pistolero muto, che si innamora di una donna e che alla fine viene ucciso dal feroce bounty-killer interpretato da Kinski.
È un film poco convenzionale per il genere. Intanto per le ambientazioni, al confine tra il Messico e gli Stati Uniti ma in un paesaggio di montagna e in un gelido inverno innevato. Secondariamente e soprattutto perché per la prima volta nel mondo degli 'spaghetti western', alla fine il buono viene ucciso dal cattivo. Quando chiesero agli sceneggiatori di questa cosa, loro tuttavia si limitarono a rispondere che il film doveva finire per forza in questa maniera. Non c'erano alternative: del resto Trintignant aveva un grande cuore, ma non era sicuramente un buon pistolero. Non tanto quanto Klaus Kinski.
Ancora oggi è probabilmente opinione generale che un buon pistolero in genere non debba avere sentimenti e possedere il cosiddetto 'cuore di pietra'. Non lo so come stanno le cose, non ho mai impugnato una pistola, né intendo farlo, ma non penso che Trintignant fosse tanto male dopo tutto. Il fatto è che le cose a volte vanno bene, altre volte finiscono male e secondo me Trintignant sapeva sparare, era un buon pistolero e che aveva anche un cuore d'oro e sapeva amare e magari con questo disco i Liminanas in qualche modo hanno riscritto la sua storia. Hanno ridefinito le regole. Che poi, diciamocelo, secondo il cinema italiano, Trintignant avrebbe già dovuto morire a bordo dell'auto nel film 'Il sorpasso' di Dino Risi e invece eccolo qui, che guida la sua spider e attraversa il confine italiano e guida dritto spedito fino a Alicante in Spagna. Giovane e immortale. Nessuno lo può fermare.
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