Tra le cose più incredibili di questo "69 Love Songs" bisogna sicuramente parlare della disarmante facilità con cui la normale esitazione nell'addentrarsi in una simile opera (sessantanove canzoni d'amore, ma scherziamo?) venga spazzata via dalle prime note della filastrocca di Absolutely Cuckoo. Canzone semplicissima, solito accompagnamento chitarra acustica - tastiera e un minuto e mezzo di durata. Subito dopo siamo agli antipodi, entra un piano caldo con la voce baritonale di Merritt, a intonare frasi di straordinaria forza: I Don't belive in the sun: how could it shine down on everyone and never shine on me? how cuold there be such cruelty? Il brano è I Don't Believe In The Sun, capolavoro permeato da una disillusione prettamente Merrittiana, la cui storia è stata già troppo raccontata per essere riproposta in questa recensione. Una storia forse fin troppo tipica ed abusata per definire i musicanti di ogni genere, infanzia difficile, con il piccolo Stephen sballottato da una città all'altra, ragazzo timido e insicuro, vive una vita travagliata, che si riflette oggi in comportamenti tutt'altro che accomodanti... la solita vecchia storia, insomma.

Ma tutto questo non deve distrarre dalla bellezza del disco, che non è bello relativamente alla storia dell'autore, non è un lavoro abbozzato in cui si intravede qualche spiraglio del grande artista, è proprio un capolavoro a livello più assoluto, che umilmente offre una quantità di perle impressionante, che vanno ad attingere da tutto il meglio di sessant'anni di musica pop e non solo. Ed ecco che abbiamo le romantiche All my little Words, The Book Of Love (esiste una cover di Peter Gabriel inserita nell'album "Scratch My Back", Come Back To San Francisco, Parades Go By, My Sentimental Melody (il disco uno in effetti è quello che si spinge più in questa direzione), The Way You Say Goodbye e Bitter Tears, capolavori grondanti di pathos come la già citata I Don't Believe in The Sun, Papa Was A Rodeo, Busby Berkeley Dreams, a mio giudizio i brani più belli del disco e non a caso piazzati uno per ognuno dei tre dischi, brani più spostati verso l'elettronica (passione - quasi - mai celata dal genio di Boston) e la sperimentazione, specie nel secondo e nel terzo disco, ad esempio Underwear, I'ts A Crime, Strange Eyes, Love Is Like Jazz, Love Is A Bottle Of Gin, Promises of Eternity, Long Forgotten Fairytale, Let's Pretend We're Bunny Rabbits, Fido your Flesh Is Too Long, suoni country (Absolutely Cuckoo, Rino Dakota, I Think I Need A New Heart, A Chicken With The Head Cut Off, I'm Sorry That I Love You brevissimi schizzi musicali (A volte francamente inutili, qui abbiamo qualcuna delle pochissime cadute di stile del disco), i migliori Boa Constrictor e Roses, Accenti rock come in When My Boys Walks Down The Street, I Don't Want To Get Over You e momenti più briosi, anche se spesso i testi non assumono nulla di quel fermento: il più struggente è forse quello di No One Will Really Love You, capolavoro assoluto, poi The Luckiest Guy On The Low-East Side, Crazy For You But Not That Crazy e Kiss Me Like You Mean It.

In realtà la mia catalogazione è assai approssimativa, in quanto molti brani rappresentano, nella loro brevità, il magico incontro di più idee musicali, con il più disparato dispiego di strumenti, dai brani voce-chitarra o voce-tastiera a brani che scomodano archi e percussioni.

In sostanza un disco straordinario, tra i migliori della sua epoca e del suo genere. L'amore raccontato in 69 canzoni senza risultare neanche per un attimo banale o smielato. Non si pensi a niente di stilnovistico: un amore terreno, sofferto (per fortuna non proprio sempre :D), nessuna donna angelo (sicuramente non angelo, probabilmente neanche donne) e niente di già sentito.

Un disco da ascoltare e da amare, che sarà termine di paragone per tutto il pop a venire, di carica emotiva impressionante. Armatevi di fazzoletti e di pazienza (ovviamente l'assimilazione di tanti brani non è facilissima) e compratelo.

Carico i commenti...  con calma