(Premessa fondamentale: tutti gli accadimenti di seguito riportati sono bene o male autentici. Qualcuno potrà pensare: e che ce frega a noi de li cazzi tuoi; e c'ha ragione. Ma m'è venuta così, che volete farci. La forza malefica sia sempre con voi.)
Vi racconterò, ora, del giorno in cui la forza malefica e disumana smise di governare per qualche istante il mio corpo. Era una sera di ottobre in quel di Marina di Carrara; quella volta eravamo in 4: io, il Berto, il Muffa, lo Sballofratello. Il Berto era piccolo ma tenace: si piegava ma non si spezzava mai. Io e lui eravamo inseparabili, specie quando si trattava di bere e di mazzate (io ero sempre dietro, però). All'epoca ero l'obiettore piu' malefico della zona, il signore incontrastato delle cave di marmo. La mia ragazza diceva che ero così malefico che le facevo paura, quando scopavamo al chiaro di luna.
Si era nella macchina dello Sballofratello. Al Fratello piacevano gruppi tipo i Beatles, i Kinks, i Beach boys, insomma tutta quella smielata roba anni '60 che faceva tanto fregnoni e alquanto poco malefici. Nella macchina, girava un cd di 69 canzoni d'amore, e la prima mi ricordava tanto quei poveri cristi dei Joy Division. Ritmo incalzante, testi d'amore e morte, voce cupa. Io ero in quello stato di ubriachezza in cui i tuoi sensi si fanno fitti e percepisci ogni piccola sensazione e la moltiplicavi per mille. E percepivo la lunga cavalcata alla The Smiths di "The death of Ferdinand", le struggenti note di "Acoustic guitar", come le migliori cose degli Housemartins. Percepivo gli esperimenti free-jazz di "Experimental music love", i ritornelli Beach boys di "Meaningless", il magico arpeggio Younghiano di "Love is like a bottle of gin".
"Il primo capolavoro non-metal della storia" - pensavo ad occhi chiusi, quando due braccia con delicatezza proustiana mi tirano di peso fuori dalla macchina, mi perquisiscono e, poco dopo un falloso calcio nei coglioni, mi risputano in un'altra.
Io, sempre ad occhi chiusi, troppo ubriaco per aprirli. Sentivo in lontananza lo stereo del Fratello sputacchiare le ultime note di "Blue you". Mai sentita una canzone tanto triste e magnifica, soul-jazz di sopraffina grazia. Il sax dettava i ritmi alla voce in lacrime: un tappeto di archi chiudeva un cerchio perfetto.
"Ah, l'amore... cosa sarebbe stato di me con l'amore. Cosa avrei fatto con l'amore. Quanto amore che c'è tutt'intorno..."
Apro gli occhi, e vedo un manganello di venti centimetri e uno sguardo vampiresco che controlla ogni mio movimento.
"Io sono metallaro, però ho un cuore, sa, Generale".
"Quando arriviamo ti faccio sentire io, che sinfonia".
"Lei è troppo ansioso, dovrebbe tanto ascoltare "Love in the shadow", con quel suo tappeto di elettronica calda, che pare di sentire Nick Drake. Nessuno, sa, si è mai avvicinato tanto a Nick senza usare una chitarra acustica."
Niente, il Caporale non mi sente, lui è già a teatro, al posto del direttore, col manganello al posto della bacchetta, pronto a far partire l'orchestra. Arriviamo e, subito dopo un fallosissimo intervento da dietro da cartellino rosso, mi risputano in una stanza con fare alquanto brutal, ed io mi sento subito a mio agio.
"Dimmi, stronzo, di chi è la roba?"
"Ma Maresciallo, parla del vinello?"
"Che fai, mi prendi per il culo? Pure terrone, sei! Venite quì a sfruttarci."
"Ma Tenente! Se sono 8 mesi che pulisco il culo a vecchi di merda per 5000 lire al giorno."
"Devo andare al bagno", sento da dietro. Mi giro: il Berto! Anche lui è quì: il Berto si piega ma non si spezza. Sento la forza malefica pronta a impossessarsi di tutti noi.
"Piscia, ma la porta resta aperta".
"Io non piscio davanti a te, così che tu puoi vedermi lo sballouccello".
"Oh, tu pisci, eccome. Sennò lo vedi questo quì?"
Lo farà per intimidirci, non potrebbe mai farlo - penso io.
L'avrà pensato anche il Berto, perchè quello seguitava a non pisciare.
L'avrà pensato anche il Caporalmaggiore, perchè gli sibila una manganellata giusto dietro la nuca. Il Berto si piega, e si spezza pure. Io mi piscio sotto.
"Sergente... Duca... Brigadiere... Maestro... Dittatore... Signore inconstratato delle galassie... il soldato semplice terrone ha già finito, grazie."
Passammo la notte in una stanza con altre decine di appestati, raccattati chissà da quale buco del mondo; io cercavo intorno qualche metallaro che mi facesse ritornare la forza bruta che mi aveva abbandonato durante quella terribile serata di smielato peace & love. Almeno - chessò - qualcuno con cui fare una seduta spiritica ed invocare il demonio. Macchè.
C'era solo lo Sballofratello che seguitava a cantare i Magnetic Fields, e parlava di amore, lì, in quel cesso di posto. Però a me piaceva, starlo a sentire. Tra l'altro la roba era pure sua, come al solito. Però quella sera non me ne fregava niente.
Poi, come d'incanto, la forza malefica ritornò a governare il mio corpo, il mio cuore smise nuovamente di battere ed io schifai di nuovo tutte quelle manfrine da checche innamorate e truzzettare. E siccome sono metallaro duro e puro, e pure un pò paraculo, ci metto uno, perchè se il mio amico Tommaso viene a sapere che ho un cuore che batte, sono guai. Che la forza malefica sia sempre con voi.

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