Post-emo-space-progressive-noise-rock. O forse manca qualcosa? Eh si, perchè quando si parla dei Mars Volta sembra quasi d'obbligo tirare in ballo miliardi di etichette e definizioni. O forse basta abbandonarsi tra le note della chitarra di Omar Rodriguez-Lopez e i vocalizzi di Cedric Zavalas? Difficile dare una risposta. Sta di fatto che nel nuovo lavoro Frances The Mute, i Mars Volta tornano a soprendere, forse ancora di più.

Ci troviamo davanti ad un nuovo concept-album, strutturato in cinque, lunghissime tracce, per la durata complessiva di più di 75 minuti: la storia che muove il disco, questa volta, si ispira a un diario che Jeremy Ward (membro originario della band) avrebbe trovato sul sedile posteriore di una macchina mentre lavorava come "repo man" (una sorta di recuperatore d'auto per mancato pagamento delle rate). "Jeremy", come afferma il cantante Cedric Zavalas, "Ha scoperto di avere molto in comune con l’autore del diario. Ha tenuto il diario e ci ha rivelato il contenuto. Il diario racconta di come l’autore sia stato adottato e come fosse alla ricerca dei suoi veri genitori. I titoli delle canzoni sono presi dai nomi delle persone nel diario, ognuna delle quali, quando lo incontra gli da indicazioni per la sua ricerca dei genitori biologici". Premessa: chi si aspetta un seguito di De-Loused In The Comatorium resterà deluso: "Frances The Mute" è un album profondamente diverso dal suo predecessore. Si nota subito la mancanza alla produzione di Rick Rubin, i suoni si fanno meno magniloquenti ed artefatti, meno spaziali e più "terreni", data anche la diversa ambientazione della storia (il mondo reale per l'appunto).

Cinque brani collegati, quindi. Si parte con il continuo crescendo e i rumorismi elettronici di "Cygnus Vismund Cygnus", per poi proseguire con i tempi lenti di "The Widow" (la "Televators" del disco), passando per la delirante "L'Via L'Viaquez", dal magnifico cantato in spagnolo supportato da ritmiche folli in bilico tra revival ledzeppeliniano e percussionismo salsa "half-tempo",la schizofrenica "Miranda, That Ghost Isn't Holy Anymore (intro con voce e chitarra zeppa di delay, accelerazione paurosa verso gli 8 minuti e inaspettata conclusione ambient), e l'infinita "Cassandra Gemini", trentadue minuti che fanno da summa degli elementi del gruppo, e dove gli echi e le distorsioni della chitarra di Rodriguez-Lopez ci riportano al tema principale di "Cygnus Vismund Cygnus", che concludono il tutto. Questi sono i Mars Volta prendere o lasciare. Chi predilige l'immediatezza se ne tenga lontano, chi ha amato De-Loused... si prepari a qualcosa di differente, chi non li conosce forse imparerà ad amarli.

Sta di fatto che Frances The Mute resta un'esperienza unica, forse eccessivamente cervellotica, ma da vivere in ogni caso. "Ci sembra che ora siamo al punto di partenza," dice Omar."Ora penso che sia obbiettivamente il momento di presentarci. Gli ultimi anni ci sono sembrati il nostro periodo adolescenziale, dove potevamo uscire a giocare ma dovevamo rientrare a un certa ora. Adesso non più. Abbiamo tagliato il cordone. Ogni legame a qualsiasi convenzione è stata spezzata. Siamo solo un gruppo di amici indulgenti con se stessi, siamo pittori e dipingiamo i nostri sentimenti". Conviene credergli?

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