Questo pazzo pazzo mondo di golosoni musicali è affollato di gente che non attende che la nuova uscita dei Mars Volta per dividersi in due categorie puntare il dito e affermare che:
gruppo 1) "momento momento momento momento... questo non è il nuovo De-Loused in Comatorium" e
gruppo 2): "ve l'avevo detto ve l'avevo detto questi non sono mica i nuovi King Crimson";
i facenti parte del primo insieme sono coloro che dal 2003 si attendono un bis del disco di debutto, che forse per propiziare la seconda venutà del Gesùcristodellaprogressitudineannizero si sono pure fatti i capelli afro a là Cedric&Omar, salvo poi beccarsi un'inculata pazzesca col cambio di capigliatura del buon cantante che si è magicamente tramutato nell'emo latino per eccellenza, mentre il secondo gruppo è dal 2003 che ripete la tiritera "questi non hanno inventato niente" e se lo sono tatuato sul petto sotto l'immagine di Robert Fripp nudo. E anche a questo giro entrambi saranno accontentati, solo che quelli del primo dovranno ammettere che è il lavoro migliore dai tempi di "Frances The Mute". Poche palle. Il più vario, il meno "mi rifaccio alle escalation progressive sbrodolone a caso senti quanti passaggi", il più emotivo, sarà la capigliatura? E il meno inconcludente.
Anzitutto: se vi aspettate un'apertura con tonnellate di chitarre su "The Whip Hand" attenti a non battere i denti al muro quando invece vi ritroverete davanti all'apertura di synth fuzzatronico del refrain. E già qui la cosa è particolarmente interessante. Ma possiamo benissimo commentare il riff proveniente direttamente da casa Radiohead della bellissima "Aegis". La vittoria definitiva della forma canzone come sintomo di goduria tocca il picco con la ballata elettrica "Empty Vessels Make The Loudest Sound" in cui l'arpeggio frusciantino scorta la voce sui delay di batteria che di cosmico hanno poco pochino ma che ti sparano dritti nell'orbita dei ritornelli, dove ipnotizzati dalla bellezza della linea vocale vi distrarrà dal garbuglio impazzito di chitarre tritacarne che compare dal nulla, e Cedric si tramuta sempre di più in un essere femmineo e vellutato. Ma di ballate è ricco questo dischettino, prendete l'acustico deserto di "Trinkets Pale Of Moon" che accosta velleità di puro unplugged a singulti elettronici che sempre a Yorke & co. potrebbero far capo, e anche "Imago" pur pregna di delay carezza il cuore. Se invece pensate a Burial quando sentite l'introduzione di "Lapochka" non credo sbagliereste di molto, tant'è che le sfuriate chirugiche di batteria sono più dubstep che prog. Vogliamo menzionare un attimo il signor Deantoni Parks, batterista disumano della nuova incarnazione dei Volta? Menzioniamolo e godiamo dei suoi pattern elettronici a mò di macchina, come ascoltare a metà Jojo Mayer e a metà Squarepusher, e sicuramente figlio delle sonorità che assorbe dall'urbe maxima del suono che è New York, e la dimostrazione di questa sua apertura folle è tutta da godere sulla favolosa "In Absentia" che come ritmi, suoni, tastierosità mutanti e raggadeviazioni è più De Facto che Volta, salvo poi scontrarsi con una linea melodica e vocale che supera le storture fino a tramutarsi in un orgasmo pop pronto ad incollarsi ovunque. Per i facenti parte del primo gruppo però c'è il "contentino" perchè "Molochwalker" è la classica sfuriata Voltiana, solo che è la migliore da tempi immemori.
Io faccio parte di un terzo gruppo: "Per me un chiodo in pieno volto".
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