Dopo poco più di un anno dall'uscita di "Amputechture" ritornano i Mars Volta...
Sinceramente nutrivo ben poche speranze in questa loro nuova fatica in seguito agli ultimi due lavori ("Frances The Mute" e appunto "Amputechture"), ricchi sì di creatività e spunti interessanti, ma decisamente troppo inconcludenti e senza una direzione precisa; inoltre se aggiungiamo che "De-loused In The Comatorium" rimane sempre uno degli album più significativi (e semplicemente belli!) di questa prima decade del nuovo millennio, penso si possa capire la mia scarsa fiducia...
Ma invece quei due genietti di Cedric Bixler Zavala e Omar Rodriguez-Lopez sono riusciti a sorprendermi! Si presentano nel 2008 con un album decisamente più compatto e lineare, ma senza mettere in secondo piano il loro ecletticismo e la loro bizzarria nel comporre musica... e scusate se è poco!
Si parte belli spediti con l'incalzante "Aberinkula" che ci introduce nell'eterogeneo mondo dei Mars Volta: subito in primo piano (come sempre) abbiamo la voce acutissima di Cedric e le chitarre pazzoidi di Omar. Assolutamente pregevole e geniale e la parte strumentale che va da metà canzone in poi, in cui intriganti assoli di chitarra si intrecciano a dissonanti linee di strumenti a fiato per giungere in un finale energico che ci butta direttamente nella successiva "Metatron", la quale inizia con quello che si rivela all'istante un ritornello molto catchy e assolutamente indovinato; il resto della track è tutto ciò che ci si può aspettare dal duo ispanico-texano: cambi di tempo e di atmosfera che si susseguono senza fiato come pochi gruppi sanno fare al giorno d'oggi.
La successiva "Ilyena" salta all'orecchio per il suo carattere latineggiante e la sue derive pop-oriented: un brano molto interessante. "Wax Simulacra" fa da traghetto all'ottima "Goliath", canzone ricca di rallentamenti e accellerazioni, sicuramente una delle migliori dell'intero album.
"Torniquet Man" è un lento inframezzo che non fa altro che introdurre la centrale "Cavalettas", altra track poderosa nel suo incedere. Da sottolineare la prestazione di Thomas Pridgen alle pelli: tanto devastante e preciso nelle parti più veloci e pesanti (nell'intro di "Ouroboros" tanto per citarne una..) quanto dolce e tribale in quelle più lente. "Soothsayer" colpisce per le sue atmosfere orientaleggianti e per i suoi echi King Crimsioniani mentre "Coniugal Burns" è un finale degno per l'album.
E di difetti ce ne sono? Direi la voce di Cedric, che se per la maggior parte del disco colpisce ed emoziona, in alcuni punti tende un pò al fastidio a causa dell'uso eccessivo di sintetizzatori vocali che alla lunga stancano ("il finale di "Torniquet Man" su tutti).
In definitiva un ottimo album che riporta i Mars Volta ai fasti del primo album, confermandoli come tra i pochi artisti moderni che almeno si sforzano di proporre qualcosa di nuovo.
Un lieto ritorno.
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