Ebbene si, dopo una relativamente lunga carriera di de-auscultatore non-pagato sembrò essere arrivata pure per me la cosiddetta crisi di mezza età. Esatto, proprio come disse quel famoso lustrascarpe medievale che morì a 40 anni. Forse avrò fatto indigestione, poi di questi tempi di bulimia musicale non è affatto raro...fatto sta che le onanie mentali cominciarono ad attanagliarmi al punto che c'è stato un periodo in cui ho davvero appeso le orecchie al chiodo, il che mi provocò tra l'altro serie difficoltà di ascolto. Ora va un pò meglio ma continuo ad essere un pò confuso. Ad esempio continuo a chiedermi perchè Ligabue mi faccia così cagare, con tutte le belle canzoni che ha fatto, mentre certe nefandezze quali possono essere i dischi degli Animal Collective le trovo meravigliosamente interessanti. Sono arrivato ad una sola ma irreprensibile verità: se siete patiti di metal diventerete ottimi chitarristi. Ogni mattina recito dieci preghiere sulla foto di Kirk Hammett eppure niente, ancora non riesco a farmelo piacere. Evidentemente non sarò mai un buon chitarrista. Ma bando alle ciance, dopo la premessa di indubbia utilità è anche il momento di parlare di questi Middle East. Chi sono e perchè un de-auscultatore de-stabilizzato come me dovrebbe scegliere di recensire proprio loro?
Orbene: i Middle East sono una simpatica band australiana che suona folk e post-rock. Qualcosa a metà fra i Radiohead e i Sigur Ròs, ma con un'identità più prettamente indie-folk. Nel 2008, prima di sciogliersi (e a quanto pare, rimettersi di nuovo insieme) diedero alle stampe questa loro "testimonianza di esistenza", in seguito ripubblicata in versione tagliata (mancano le ultime 3 tracce). E' un disco straconsigliato, che diamine. Soprattutto la versione tagliata, che non contiene gli ultimi pezzi sfracella-palle che davvero, nemmeno Jònsi. La versione estesa si divide in due parti, la prima più "folk" e l'altra più "post", ma c'è da dire che nella prima parte compare anche un pezzo - tale "Beleriand" (ai tolkieniofili ricorderà qualcosa) - che scimmiotta vagamente i Radiohead e che nella sezione di chitarra ricorda da vicino pure gli Interpol. Così, per dire. Di pezzi belli belli ce ne sono diversi, l'acustica e scarna "The Darkest Side" per esempio, la stessa "Beleriand", oppure la srotola-dna "Lonely" che ricorda un pò i Mew, non fosse che dei Mew ho ascoltato solo "Comforting Sounds" e devo assolutamente procurarmeli...
I problemi del disco arrivano proprio nella sua parte più "post" e meno acustica, che io trovo piuttosto ridondante e manieristica, ma che comunque potrebbe piacere agli amanti di archi e archetti, elettronica spicciola e lamenti ice-landici. Per tutti gli altri, ascoltatevi l'Ep del 2009 e non incapperete nel problema.
E infine andiamo alla motivazione. Ho "recensito" (parolona!) questo popò di disco unicamente per farvi sentire "Blood". Niente di questo disco è imprescindibile, "Blood" si. Non è una semplice canzone e stop, NO! è la fottuta canzone del secolo. O almeno una delle tante. Quella che quando l'ho ascoltata, un apatico pomeriggio estivo, mi ha fatto riscoprire perchè AMO la musica. Quella che quando la sento, immediatamente mi ricordo cosa vuol dire scrivere e suonare una bella canzone. Prendete una semplice progressione di accordi arpeggiati (e nemmeno tanto semplice, provateci voi a suonarla) e spiaccicateci su un testo sofferto quanto ispirato. Arricchitela poi con qualche lieve tocco di bei strumenti come il piano, lo xilofono e la tromba, e in ultimo piazzategli anche un liberatorio coro finale che sprizza epicità senza bisogno di scomodare troppe tastierine della chicco. Complimenti, avete realizzata una canzone veramente, ma veramente, ma veramente bella.
Ah, e tra l'altro il video è, se possibile, bello quanto la canzone. Ma non c'è affatto bisogno che ve lo dica io. Buona visione...e ovviamente stay metal!
ps: quante volte avrò detto "bella" in questa sottospecie di scritto? boh. Bella lì.
A voi.
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