La migliore testimonianza degli Stooges dal vivo?
Bèh, spero che a nessuno sia venuto in mente il dvd messo in commercio in occasione della recente reunion ...
Magari «Metallic K.O.», va già molto meglio; ma a parte la precaria qualità audio, il gruppo non ha più tante cartucce da sparare e l'atmosfera è un po' quella del concerto dei Sex Pistols al Winterland a San Francisco, tra bottiglie che si infrangono sul palco, il fuoco di «Louie Louie» ormai ridotto in cenere ed il più classico dei "rompete le righe" che risuona già nell'aria.
Niente di tutto questo, per me il vertice è l'apocrifo «Live At The Forum» dei Miracle Workers, anno di grazia 1988.
Ecchiccavolosono, i Miracle Workers?
Presto detto. Sono cinque ragazzotti: Gerry Mohr alla voce, alle chitarre Matt Rogers e Danny Demiankow (lui, in realtà, non è proprio un ragazzotto ma fa niente), Joel Barnett e Gene Trautmann rispettivamente al basso ed alla batteria. Come i Sonics, vengono da Portland, Oregon, Stati Uniti d'America; solo che non amano i Beatles ed i Rolling Stones, ma sono dediti ad un garage-punk-rock pesantissimo, dove le influenze stoogesiane sono evidenti, e per chi non le afferra sono messe in bella mostra nelle animalesche cover di «No Fun» e «TV Eye», eseguite ogniqualvolta se ne presenta l'occasione.
L'amore maniacale per gli Stooges esplode proprio in «Live At The Forum», senza più i freni inibitori del garage dei Sessanta a reprimere la passione, senza più Danny Demiankow ad irrorare il suono con abbondanti dosi di fuzz e tastiere. Da «Live At The Forum» in poi, a cominciare dall'eccezionale «Overdose», non sarà più garage ma proto-punk coi fiocchi ed i nomi sono sempre quelli, la sacra trimurti Stooges-MC5-Groovies.
«Inside Out», però, viene prima del diluvio ed è uno dei dischi fondamentali del garage revival di metà Ottanta, e purtroppo uno dei meno conosciuti, ché di certo i Miracle Workers non hanno raggiunto la "popolarità" di gruppi come Fuzztones, Gravedigger V/Morlocks o Tell Tale Hearts. Ed è un vero peccato.
Preso in prestito il nome dal classico garage per eccellenza, i Nostri esordiscono nel 1983 con un omonimo ep, seguito dopo un anno da «1000 Micrograms Of The Miracle Workers» e mettono subito in chiaro le cose, allineando dieci brani di veemente garage-punk che aprono la strada al bellissimo «Inside Out», pubblicato nel 1985 dalla Voxx di Greg Shaw.
Qui i brani sono tredici ed oscillano tra lo sparatissimo sixties punk di inni per moderni cavernicoli che rispondono al nome di «Go Now», «Love Has No Time», «I'll Walk Away», «Already Gone», «Mistery Girl» e «One Step Closer To You» e le atmosfere più poppettare (nel senso nobile e garagista del termine) della title track e di «You'll Know Why», «Another Guy» e «Tears», e quasi sembra di ascoltare certe cose degli indimenticabili Barracudas, quando anche loro bazzicavano casa Voxx.
E poi ci sono gli Stooges, e certi riff tratti a forza da «1969» o «No Fun», ed ancora la pesantezza talvolta esasperata della sezione ritmica; e sono i momenti che restano più degli altri, quelli di «That Ain't Me» (che grandissimo brano che è, questo), «5.35» ed «Hey Little Bird».
E per finire, ci sono gli scazzi con Greg Shaw, la rottura con la Voxx ed una nuova strada che porta dritti verso un concerto in Germania tanto straordinario nei contenuti per quanto è orripilante la copertina del disco che lo tramanda ai posteri: se non la più brutta della storia del rock, ci arriva comunque molto vicino.
Carico i commenti... con calma