Forse in pochi sanno che, nel dorato 1982, da qualche parte in Inghilterra risuonava l'elettronica di certi Mobiles. Rintracciarli oggi non è cosa semplice, anche perchè digitare "mobiles" nella rete ora equivale ad essere sommersi da valanghe di telefonini, bluetooth, o, nel migliore dei casi, da oggetti d'arredamento. Ma allora chi erano mai questi Mobiles? Neanch'io l'avrei mai saputo, se in un vecchio mercatino dell'usato non avessi scovato questo vinile.

La copertina mi ha colpito subito, sembrava quella di "154" degli Wire, ma in colori decisamente più dimessi e abbastanza insoliti nell'abbinamento: forme geometriche bianco-nere su campo verde scuro. Nella busta interna, ecco una foto del gruppo: al centro spicca una sorta di Siouxsie dei poveri, circondata da una comitiva di cloni di Martin Gore in rigorosa tenuta new romantic: tutto troppo curioso per lasciare il disco lì dove stava. Le premesse erano quindi interessanti, ma in fin dei conti non speravo che l'acquisto si rivelasse tanto azzeccato. "Mobiles" (questa l'unica scritta in copertina) è un gioiellino di synth-pop decadente che farebbe esultare un qualsiasi fan dei Depeche di "A Broken Frame", o dei primi Duran Duran e Propaganda. Perfettamente allineato con lo stile new romantic, ne interpereta il suo lato più intimista e malinconico; l'atmosfera di fondo è quella da ultime luci del giorno, con melodie soffuse e a tratti struggenti che mettono in secondo piano certe pecche del missaggio (la drum machine è sin troppo invadente), mentre i suoni rarefatti, che non lasciano intuire la distribuzione dei compiti all'interno della line up, aumentano l'alone di mistero.

Si inizia con "Drowning In Berlin", un brano che riassume a pieno lo stile del gruppo, e, scelto anche come singolo, rimarrà negli anni l'unica traccia di vissuta notorietà. Il clima è triste, meditativo, scandito dai battiti secchi della drum machine, e con un bel crescendo di tastiere ad ogni refrain. Segue la più leggera "Better Late Than Never", un tentativo di pop orecchiabile e quasi giocoso che si esaurisce in sé stesso. E' "Amour Amour" a candidarsi a perfetta pop-song decadente, con la voce della cantante Smithson che si insinua tra i sintetizzatori creando un' armonia velata e densa di suggestioni. La successiva "Fear" velocizza il ritmo seguendo sì certi canoni di new wave, ma senza dare particolari riferimenti. "Long Time" invece ricorda da vicino i Duran Duran dell'omonimo esordio, e riserva il meglio in un finale ancora una volta dalle tinte crepuscolari. Il secondo lato parte forte con "Climbing Frame", trascinante e ricca di variazioni melodiche, mentre la successiva "Partners In Fiction", con i suoi ritmi cadenzati, è un altra gemma di malinconia silenziosa. "Struth" gioca sugli intrecci tra chitarra ed elettronica, ma in sostanza è un riempitivo; la segue "Tamarind Man", un electropop che, pur senza esaltare, appare coerente con lo stile sin qui sentito. L'album si chiude con la morbida e struggente "You're Not Alone", uno dei pezzi migliori in assoluto, grazie al suo mix di tastiere e tristi cori lontani.

Il debutto di questi Mobiles cui (suppongo) sia seguito poco altro, così saldamente arroccato nella torre d'avorio del new romantic, è da prendere come si presenta, senza troppi sofismi. Piacerà senz'altro a tutti quelli che hanno amato certa elettronica dell'epoca, forse non curatissima, ma indubbiamente carica di fascino. Rimangono alcune ingenuità come la produzione sommaria o la scaletta poco studiata, ma queste sono cose che alle perle nascoste si perdonano facilmente. Di recente ho scoperto che è uscita una riedizione dell'album su cd, con l'aggiunta di parecchio materiale inedito; credo sia l'opportunità giusta per non farseli scappare una seconda volta, e magari valutare di persona come suoni ai nostri giorni "l'affogare a Berlino"...

Carico i commenti...  con calma