Quando ci si sente tristi e si soffre per qualcosa, si reagisce in modi diversi.
Molta gente (e io tra questi) ascolta musica, cercando di dimenticare la sofferenza perdendosi tra le note di una canzone che ci conforti, che ci rincuori, che ci ricarichi di grinta e voglia di reagire. C’è chi ascolta Baglioni (masochisti che oltre alla sofferenza morale aggiungono quella fisica), chi i Sex Pistols (!), e c’è chi ascolta il jazz. Io ascolto il jazz.
Django è un disco jazz, di quel jazz talmente jazz che non esiste altro modo per poterlo definire.
La leggenda narra che il Modern Jazz Quartet fosse un gruppo composto di quattro persone che si sopportavano a malapena e che non finivano mai di litigare. Ma se invece di litigare si mettevano a suonare, beh, allora qualcosa di grande accadeva sempre.
Django è un disco nato tra il ‘53 e il ’55 ed oggi gode della fantastica rimasterizzazione a 20 bit col sistema Sony Super Bit Mapping.
Si apre con la title track, dedicata da Lewis (il pianista del gruppo) alla memoria del chitarrista gypso-francese deceduto proprio nel ’53. Il tema di questa canzone è sviluppato in una forma piramidale tipica del metodo compositivo di Lewis.
Il disco prosegue con una composizione di Dizzy Gillespie e successivamente troviamo una suite di quattro movimenti, nata come dimostrazione della capacità sullo strumento del batterista Kenny Clarke ma evolutasi a momento di libera espressione da parte di tutti i componenti.
La track numero sei è una vecchia conoscenza, uno degli standard del mondo jazz, la celeberrima “Autumn in New York”, suonata con gran gusto estetico (in questa canzone mi piace da morire Milt Jackson con il suo vibrafono), seguita da una composizione di Gershwin dal titolo “But not for me” che non trovo particolarmente accattivante.
“Milano” è il finale del disco. E qui ci vuole molta calma! Molta calma! Questa canzone, pur se accreditata nella composizione a Lewis, risulta fattualmente la risposta di Jackson allo stesso Lewis. Costruita come una tipica ballata americana è dedicata ad una città nella quale lo spirito jazz stava diffondendosi a tal punto da divenire uno dei centri più attivi della scena europea.
Milano è veramente una canzone che mette in pace lo spirito dell’ascoltatore. Ed è quello che cerco quando sono triste.
Se vi volete avvicinare al jazz, questo disco è un buon inizio.
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