D'accordo; siamo nel 1978 e già da un paio d'anni gli alfieri del Punk hanno scolpito una bella lapide con la scritta R.I.P. al movimento principe di fine '60 - diciamo metà '70. E tra non molto - più o meno un anno - farà "bang" un'altro mondo, quello New Wave. Ma un crollo così repentino francamente fa sospirare. Crollo ben celato, tra l'altro. E d'altronde che se lo sarebbe aspettato che i Lord della scuola Prog inglese - per chi non lo sapesse, uno dei primissimi gruppi ad utilizzare il sintetizzatore mellotron - cedessero così le armi, senza nemmeno provare a rialzarsi? Probabilmente molti, credo. Mettiamola così: nel 1972, dopo l'uscita dell'album "Seventh Sojourn", il gruppo ufficialmente si scioglie, con le solite motivazioni del caso. Bisogno di riposo, dedicarsi alla famiglia, progetti solisti. Visto e stabilito che in cinque anni si è fatto poco o nulla, Hayward, Lodge, Pinder, Thomas ed Edge decidono di imbastire un bell'album - con conseguente tour - per celebrare tronfi il grande ritorno.

Crollo ben celato, si diceva. Perché? Bè, perché nonostante tutto, appena messo su il disco sembra ancora di trovarsi nell'età dell'oro: l'apertura è affidata al singolo Steppin' in a slide zone, e nei primi secondi pare di ascoltare l'intro di Shine on you crazy diamond, anno 1975. Certo, i Moodies vogliono fare le cose per bene, e possono permetterselo d'altronde. Tutti i brani sono ben arrangiati, ogni strumento è al posto giusto nel momento giusto. Ci sono le solite tastiere, i soliti cambi di tempo della batteria di Edge, i soliti melànge semi - psichedelici. Ma sono le idee a latitare. Il disco si snoda così, tra i pezzi più movimentati Steppin' in a slide zone, I'll be level with you e Top rank suite, e le prevedibili ballate Under Moonshine, Driftwood e One Step into the light, peraltro uno dei brani meglio riusciti. In particolare è la seconda facciata a creare i maggiori spasimi: brani come Survival e I'm your man sono francamente cadute di gusto che si potevano tranquillamente evitare. Oltre a Top rank suite, dolciastro simil - Motown che sembra messo lì apposta per dire "visto dove possiamo arrivare?", nel bene e nel male ovviamente.

Comunque, nonostante tutto "Octave" vende, fino a raggiungere la settima posizione in Inghilterra. Il conseguente e tanto sospirato tour non aggiungerà poi molto, se non l'abbandono di Pinder, rimpiazzato dall'ex - Yes Patrick Moraz. Insomma, un bell'esempio di popolarità inversamente proporzionale all'effettivo valore: se si vuole ricordare i Moody Blues, meglio farlo con in testa l'immagine degli anni '60, non quella desolante di questo disco riuscito solo in parte.

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