Agli albori degli anni novanta il profeta Sting dichiarò: "Il rock è morto". Mi chiedo cosa c'entri Sting e semmai abbia mai capito cosa significhi suonare il rock. Mentre lui era intento a passeggiare bastone alla mano come un fine englishman a New York, dalla parte down under del mondo un personaggio scrollava la rossa polvere del bush australiano via dal giubbotto e per l'ennesima volta radunava il personale per provare a riaccendere quella sacra fiamma.
Rob Younger ha patito un decennio per trovare una continuità a questo progetto, da quando i Radio Birdman se ne tornarono dall'Inghilterra più squattrinati di prima e senza futuro. Una lunga serie di 45 giri finiti direttamente nella hit parade del mito con formazioni diverse che pescavano dai migliori nomi del rock della terra dei canguri e poi nel 1989 i Nuovi Cristi risorgono dalla tomba per scacciare i mercanti dal tempio del rock. Con Jim Dickinson, bassista dei leggendari Barracudas, che si fa sentire (...cazzo se si fa sentire) e l'ottimo chitarrista Charlie Owen, la voce di Rob è tornata a farci vibrare la spina dorsale sulla lunga distanza.
Distemper è la summa del rock che ci piace: quello fatto di sangue, sudore e polvere. Ci trovi i Gun Club ("Coming Apart") di quando "Bad Indian" JL Pierce saltava sprezzante a cavallo con un urlo e via! Gli Stooges ("Circus of Sour") con quel martellare ossessivo, i Cramps ("No way on Earth") con il loro giro di psychobilly più hard, il blues di Nick Cave con le sue ballate di morte ("The march" e "Afterburn") e l'Iggy sperduto in Europa che ricomincia a pogare ("The burning of Rome").
C'è il riassunto di tante band australiane che avrebbero meritato il successo planetario e sono conosciute solo nel mito ("Love is Underground" e "Another Sin") e il garage punk sporcato dalla psichedelia ("There's no time"). E ci sono quei maledetti di Jagger/Richards ("Disconnetcted") dolcemente affogati in una pozza d'acqua stranamente limpida per un improvviso acquazzone. Perdetevi senza fare alcuna resistenza in quest'ultimo brano aggressivamente melodico che riporta tutto a casa, quella dove il rock è nato e le cui pareti risuonano di echi del passato.
Chi ha tatuato il logo dei Radio Birdman sulla propria pelle, come qualsiasi vacca di buona qualità al pascolo nel bush, sicuramente ha "Distemper" nella propria mangiatoia quotidiana, gli altri farebbero bene a programmare un'uscita di qualche decina di euro dal fieno riposto in cascina per i tempi duri.
Il rock non è mai morto, perché noi siamo vivi e per farlo morire gente come Sting dovrà passare sul nostro cadavere.
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