"Canto popolare alieno"
Anonimo, Bologna circa 1980

La storia è ormai nota anche alle pietre: nel 1978, armato di un synth analogico Korg, di un registratore quattro piste d'occasione e di un piccolo mixer, Daniel Miller compose nel soggiorno di casa sua questo singolo di due brani, stampato in un primo tempo in circa 2000 copie (in un primo tempo dovevano essere solo 500), per una fantomatica label chiamata "Mute Records", dietro la quale, ça va sans dire, non c'erano altri che il nostro Daniel.

In breve tempo il singolo riscosse un certo successo negli ambienti "indie", tanto da spingere diversi nuovi gruppi a bussare alla porta di Daniel Miller per proporre demo, convinti di trovarsi di fronte a una vera casa discografica.
Oggi, ognuno di noi ha in casa (dovrebbe avere) almeno una manciata di titoli del catalogo Mute.
Questo per la cronaca e per i venticinque lettori che ancora non conoscevano Daniel Miller aka "The Normal"

Al culmine di tutte le fasi di profondo rinnovamento, e non solo in ambito artistico, giunge sulla scena un personaggio, un fatto o una tendenza che fungono da catalizzatore e riescono a condensare tutto ciò che è stato fino ad allora, aprendo nuove strade per tutto ciò che verrà dopo.
Qualcosa di simile è capitato per questo singolo ormai storico: E' certamente facile rintracciare le influenze che hanno plasmato il vinile in questione, ma non per questo il lavoro risulta derivativo o poco originale:
Le "porte del cosmo che stanno su in Germania" si aprirono al giovane Daniel Miller, il quale operò una sorta di profanazione di cotanta solennità, giungendovi a bordo del "Trans Europe Express", con l'urgenza e l'irruenza che le macerie fumanti del punk trasmettevano ai suoi lombi surriscaldati.
Il KrautRock, certo, la parte elettronica e meno psichedelica della Kosmische Musik, rivista però alla luce del riflesso dei Kraftwerk, e del riflusso di Giorgio Moroder, e trattati con la cura ricostituiente del punk: brani brevi, arrangiamenti inesistenti.

E i testi da mettere su una musica simile? Bah, erano tempi strani, lo sciagurato decennio degli 80's incombeva, con il suo sinistro carico di cinismo autolesionista, tecnologia superflua e totalitarismo strisciante.
E quindi testi di sapore quasi "industrial", con il cantato ridotto ad un monocorde recitativo fra trilli elettronici e ritmica pulsante: l'immondo matrimonio fra uomo e macchina, il rapporto incestuoso con il pertugio catodico, generante realtà mutanti, e ancora, non pago, l'attrazione fatale per la collisione di carne e acciaio, giù giù fino alle estreme conseguenze? (1)

In definitiva, un disco nato autonomo,  adulto, senza alcuna concessione alla pletora di mode e tendenze che di li a qualche anno avrebbero soffocato la creatività e l'immediatezza della scena rock, ma che al tempo stesso è stato un punto di riferimento per generazioni di musicisti ed appassionati .

(1) Il testo di T.V.O.D. narra di una sorta di simbiosi fra un televisore ed un uomo (il film Videodrome uscirà 4 anni dopo), mentre quello di "Warm Leatherette" fa riferimento al famoso romanzo "Crash" di J.G. Ballard.

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