Sono rimasto un po' stupito quando ho scoperto che tra le quasi 32 mila recensioni scritte su questo sito, non ce ne sia nemmeno una per questo album, che definirei senza dubbio, non solo uno dei più grandi nella storia dell'hip-hop, ma della musica in generale. Oggi voglio rimediare a questa situazione. 

Forse è sbagliato iniziare una recensione con un'affermazione del genere, c'è il rischio che nell'ascoltatore si vengano a creare delle aspettative troppo alte, ma non ho paura di deludere, quest'opera merita la definizione di capolavoro. Ready to Die rappresenta l'album di debutto del 22enne di Christopher George Latore Wallace, conosciuto a tutti con gli pseudonimi Biggie Smalls e The Notorious B.I.G.. Nel 1994, anno al quale io sarò sempre grato per la ricchezza di capolavori tramandatici, Ready to Die, insieme ad altre due pietre miliari "made in NYC", ovvero Illmatic del giovane Nas e Stress: The Extinction Agenda degli Organized Konfusion, ebbe il merito di riportare alla ribalta la scena East Coast in un periodo in cui la faceva da padrone il G-Funk di Compton e dintorni. Come tutti sappiamo, purtroppo, la crescente competizione portò ad una vera e propria guerra che culminò nell'uccisione di 2Pac e Biggie, due tra i principali esponenti delle due scene.

Ma è di quest'album che voglio parlare, che d'altra parte si era creato il suo alone di leggenda ben prima della morte del suo autore. Si tratta di un capolavoro del Gangsta Hip-Hop, il genere più in voga in quel periodo. Vengono decantate le imprese che i fan conoscono già, dalle rapine, alle sparatorie, ai rapporti sessuali con prostitute. In Ready To Die, Biggie mette in mostra tutte le sue doti, sia da MC che da performer. Mi spiego meglio, ciò che distingue questo album da tanti altri prodotti nella prima metà degli anni '90, è il carisma posseduto da questo artista, caratteristica non alla portata di tutti, che va ad aggiungersi alle sue innegabili qualità al microfono. I beats sono divertenti e accattivanti, il flow è di una qualità straordinaria, il ritmo è perfetto, le rime sono affilatissime e vengono sparate ad una velocità pazzesca. Ma Biggie non si limita a rappare, no, il suo è uno spettacolo nello spettacolo, perchè in quest'album troviamo anche diverse modalità di decantare storie, solo apparentemente uguali. Ad esempio, in "Gimme the Loot" si può quasi percepire la passione e la violenza con la quale Biggie e i suoi uomini rapinavano letteralmente chiunque, mentre in "Suicidal Thoughts" le stesse dinamiche vengono raccontate sotto una luce diversa, con una punta di tristezza, perchè lui sa di aver sbagliato alcune cose nella sua vita e di aver deluso sua madre. Se in "Big Poppa" e "One More Chance" Biggie si mostra come il solito pappone gangsta, in "Me & My Bitch" and "Friends of Mine" emergono i rapporti, veri, tra l'uomo e i suoi compagni.

Tutte le tracce sono di qualità, in particolare nella prima metà si raggiungono vette quasi ineguagliabili nel genere. L'unico difetto è proprio che l'album dura oltre un'ora, il che rappresenta un possibile limite per chi non è amante del genere ed ha una tolleranza temporale minore. Invece, per chi lo ama non ci sono problemi, dato che, ripeto, la qualità è molto alta in tutte le tracce eccetto gli skits, dai quali comunque non ci si aspetta mai molto. Biggie è l'unico MC presente, ad eccezione di una traccia, "The What", in cui fa la sua comparsa l'unico guest, Method Man, in una delle sue migliori performance al microfono, secondo il mio parere. In definitiva, un album straordinario, che tutti gli appassionati di musica dovrebbero ascoltare. Chiudo con una doverosa menzione a quella che è considerata la traccia regina dell'album, "Juicy", che rappresenta un'autobiografia dell'autore, descrivendone la vita sin dall'infanzia, i contatti con la malavita, e la fama raggiunta grazie all'hip-hop, che permette a Biggie una parziale redenzione. Parziale perchè, più dello spaccio a 12 anni, più dell'abbandono degli studi, più della criminalità, è stata proprio la "musica" a causarne la fine, ancora oggi compianta, 15 anni dopo.

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