Quattro tipi impacciati, appoggiati alle loro chitarrone forzano un sorriso nella foto segnaletica.
THE NOTTING HILLBILLIES
Dispersi............
E si, dove sono finiti i montanari, i contadini e le mitiche feste in casa ?
Perchè mai ho comprato questo Cd ?
Mark Knopfler potrebbe essere il motivo, sicuramente è il motivo. Era il 1990 quando Knopfler fondò questo supergruppo, riunendo intorno a se altri tre chitarristi eccezionali: Brendan Croker, Steve Phillips, Paul Franklin più il tastierista Guy Fletcher.
Questo è un lavoro che fonda le sue radici nel Folk Nordamericano, ripescando brani della tradizione Country e Western riarrangiati e resi più accessibili ad un pubblico europeo. I brani, quasi tutti intrisi da un velo di tristezza e malinconia, si sorreggono sulle quattro chitarre che continuamente ricamano e costruiscono melodie.
La canzone della ferrovia apre il CD. Dolcissima coi suoi mandolini e coretti fa tanto Far-West, qui comincio già a chiedermi: "Che cazzo ho comprato! sono un pirla." Il pezzo successivo è un Blues, io il Blues mica l'ho mai capito, poi piano piano mi lascio trascinare, i campi di cotone, Kunta Kinte*, gli schiavi negri, m'inchino mi rialzo mi riinchino e mi rialzo**, canto anch'io.
"Your Own Sweet Way" è l'unico brano scritto da Knopfler e risente tantissimo dello stile chitarristico dell'ex Dire Straits, così come più avanti la bellissima "Will You Miss Me", in questo caso scritta da S. Phillips. Dopo queste prime tre "lagne" vengo catapultato in un polveroso cortile con "Run Me Down" brano trascinante dove il tastierista a modo di mettersi in mostra. Sono solo al quinto brano ma mi sento sempre più Americano, come protagonista di un western di Morricone.
Si prosegue con i riadattamenti di brani folk che sembrano quasi rock. Il viaggio continua tra strade deserte e polverose dell'Alabama, Texas. Senza sezione ritmica eppure c'è ritmo anche nella lentezza di certi pezzi. Senza armonica a bocca, senza fronzoli, tutto gira intorno alle chitarre. In tutto il lavoro quel che riecheggia di più e forse il senso di libertà.
Mark K. sembra quasi voler dire: "Basta Straits basta business, sono stanco." Poi, va bhe...... Alla storia rimane questo unico disco, come una scheggia impazzita comunque, in definitiva, un album senza tempo che, a distanza di sedici anni dal suo acquisto, ancora fà parte della mia personale tracklist a differenza dei lavori coi Dire Straits che sono anni che non ascolto più.
* Kunta Kinte lo schiavo del libro/film Radici.
**Mi inchino mi rialzo... il movimento dei raccoglitori di cotone. Mi dicono che è dalla loro faticosa e ritmata respirazione che viene il Blues.
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