Bring in the trouble
It's where we live
Up on the roof I'll pray for love and disbelief

Il nuovo lavoro dei Notwist è un disco rispetto al quale è difficile approcciarsi, sia per i sei anni di assenza che lo separano da "Neon Golden", sia per la natura di questo nuovo lavoro.

Chiariamo immediatamente che chi si aspetta un seguito del disco precedente, resterà inevitabilmente deluso. Non bisogna lasciarsi ingannare dall'iniziale Good Lies, che si ricollega esplicitamente a quel contesto, quasi a voler ricominciare da dove si era finito. C'è in questo lavoro un lato scuro, quasi tetro: la claustrofobica Where in This World, la ritmica da incubo di Your Alphabet, l'atmosfera drammatica di Hands On Us (una semplice progressione di accordi di chitarra lascia spazio al crescendo nevrotico degli archi) spiegano bene questo senso di inquietudine.

L'altra metà del disco è invece popolata da fragili melodie: quella contagiosa di Boneless, il passo passo quasi jazzato di Gone Gone Gone, e la cadenza da ninnananna della title track. Ma anche in questi frangenti che dovrebbero essere più leggeri, fanno capolino nei testi pianeti avvolti dalle tenebre e città all'inferno. Spetta cosi' all'irrequieta Gravity, tesa com'è fra dissonanze elettroniche, passaggi strumentali e pause ambient(ali) a mediare fra questi due mood, l'uno opposto all'altro, l'uno cupo e l'altro rassicurante, che si rincorrono di continuo con il procedere delle traccie del cd.

Come accade (purtroppo) sempre piu' raramente, "The Devil, You + Me"  è uno di quei dischi capaci di dipanare la propria complessità ascolto dopo ascolto, rivelando ad ogni passaggio una sottigliezza, una sfumatura sfuggita in precedenza. Queste canzoni ti costringono a guardarti dentro, per farti scoprire che, con tutte le loro asperità e fugaci leggerezze, forse ti somigliano molto di più di quanto sei disposto ad ammettere.

Per chi fa musica, e anche per chi molto più modestamente ne scrive, questo non è poco.

 

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